L’intervento/Amministrative di Campobasso…voi suonerete le vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane…

di Massimo Dalla Torre

“…“ebbene giacché si domandano cose tanto disoneste, voi suonerete le vostre trombe e noi suoneremo le nostre campane. E così detto, uscì dalla sala…” Ho voluto iniziare questo nuovo intervento su quanto sta accadendo in casa destra sulla scelta del candidato sindaco per la città capoluogo di regione riportando la famosa frase proferita da Pier Capponi notabile della repubblica fiorentina dell’età medicea a Carlo VIII°, l’imperatore dei francesi, allorché arrivato in Italia ricevette le ambascerie della repubblica gigliata e dettò le condizioni per la pace. Cosa che indignò moltissimo i fiorentini che abbandonarono la sala in cui si svolse il colloquio. Una frase che si potrebbe, badate uso potrebbe, adattare alla situazione che si è venuta a creare in seno alla maggioranza che governa la regione. Una situazione che vede da molti giorni l’infuriare di procelle e marosi quale prolusione alla scelta oramai imminente. Una scelta agitatissima motivata dalle continue prepotenze politiche nei confronti del resto della coalizione che, si è resa conto, che il “giocattolo, se non si procederà al più presto, si rompe”. Un giocattolo che diverte ma che, forse, per lo inceppamento di qualche ingranaggio non funziona come si vorrebbe e quindi è necessario accantonarlo in un angolo della soffitta: peccato che quest’ultimo non ne vuole sapere di essere “rottamato”. Una richiesta di rottamazione che non mi sorprende, visto chi sono i protagonisti, ma che fa sorgere una serie di domande a cui cercheremo di dare corpo. Come mai soltanto ora si è deciso di dare fuoco alle polveri? Come i panni non sono lavati in famiglia, ma in piazza? Ma è veramente arrivata l’ora assetare il colpo finale? Domande alle quali, se tanto ci da tanto, è difficile dare risposte, anche perché, e questa è la sensazione, di risposte a questa “sciarade prettamente elettorale” crediamo non ve ne sono. Una sciarade che, sempre prendendo a prestito la storia e i personaggi che l’hanno caratterizzata, Niccolò Machiavelli l’arguto politologo fiorentino saprebbe dipanare con un laconico commento…sono baruffe di contrada da far sedare al Bargello mandando poi tutti in campagna a meditare... Peccato che quei tempi sono lontani anche se gli insegnamenti del maestro fiorentino contenuti nel Principe sotto certi aspetti sono ancora attuati anche se non giustificano il fine.  Non si offendano i contendenti, ma questa è la realtà dei fatti. Una realtà che d’ora in ora vede crescere rancori e ripicche che un detto toscano, sempre per rimanere nella stessa ambientazione, commenterebbe così“un c’è nulla da fare siamo giunti alla stagion dei fichi”. Peccato però che i fichi in questione non potranno essere raccolti perché qualcuno si sta divertendo a scuotere l’albero e calpestarli forse solo per il gusto di farlo. A buon intenditore poche parole.

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