CISL Poste: i partiti si pronuncino sulla privatizzazione di Poste, dumping sociale ed universalità dei servizi Postali

“Sono tante le questioni che dovranno essere affrontate dalla politica – riferisce il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro -, come ad esempio la necessità di dotarsi di regole comuni per la tutela dei lavoratori, della loro sicurezza e del loro salario, nella prospettiva che tutti gli operatori pubblici e privati, nazionali e internazionali, che esercitano nei servizi postali in Italia possano rispettare le regole enifirmi e condivise di un unico Contratto di Settore. Questo è assolutamente necessario non solo per tutelare i lavoratori ma anche a mettere le aziende in condizione paritaria, evitando dumping sociale e squilibri nell’offerta dei servizi”.
“Altra questione è quella che riguarda il servizio universale, spesso criticato e messo in discussione. Ad oggi in Italia nessun altro operatore pubblico postale, al di fuori di Poste Italiane, ha una presenza capillare tale da poter offrire a tutti i cittadini in Italia un servizio uniforme ed egualitario”.
“Come Sindacato apartitico e aconfessionale, come organizzazione fondata su singole categorie, – afferma Antonio D’Alessandro della CISL Poste – sentiamo l’esigenza morale di chiedere chiarezza ad ogni partito sulla privatizzazione di Poste, dumping sociale ed universalità dei servizi Postali”. “Passando poi a questioni più interne all’Azienda – continua il Segretario Antonio D’Alessandro – la trattativa su PCL è difficile sia a causa della complessità della materia che per l’atteggiamento aziendale e di alcune sigle sindacali. Purtroppo il settore postale è disastrato e perde ben 500 milioni di euro l’anno. Questo significa che, se non riorganizzato in termini di efficienza del servizio erogato, nei prossimi tre anni il servizio di recapito rischia di essere sbaragliato! Ciò non è accettabile, soprattutto per la tenuta occupazionale di ben 58.000 addetti. Come SLP siamo convinti che il settore di corrispondenza, se ben organizzato, in futuro potrà risultare vincente. Serviranno tuttavia cospicui investimenti in tecnologia, infrastrutture e trasporti. Occorrerà, inoltre, puntare maggiormente sul servizio dei pacchi per compensare i mancati ricavi generati dal recapito tradizionale. “Altro tema importante è quello del ricorso massiccio ai contratti CTD: attualmente le unità a tempo determinato in servizio sono circa 6.000, a fronte di oltre 1.000 part-time nel recapito che chiedono la trasformazione a full-time”.

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