Campobasso/ Storie di emigrazione al palazzo ex-Gil

E’ facile cadere in emozioni forti visitando la mostra ‘Le donne e l’emigrazione’ nei locali della Fondazione Molise Cultura nel palazzo ex-Gil a Campobasso. Storie di lacrime versate, di famiglie separate fisicamente ma unite nel cuore, di affetti recisi. Organizzata al meglio dall’associazione ‘Pro Arturo Giovannitti’ la narrazione della ‘seconda patria’ per oltre seicentomila molisani residenti all’estero, che non a caso è il tema della programmazione culturale in cui l’evento è stato inserito. Il significato nelle parole di Antonio D’Ambrosio, Presidente dell’associazione, che fortemente ha voluto l’evento.
“Abbiamo raccontato dal 2013 a migliaia di persone, ma soprattutto alle giovani generazioni l’emigrazione molisana- spiega nell’introduzione all’argomento. Le mostre realizzate durante questo ciclo di programmazione, tutte con un taglio prevalentemente didattico- come questa- hanno avuto lo scopo di sensibilizzare, nonché d’informare le giovani generazioni con la speranza di seminare nelle loro menti paradigmi plurali per una più facile lettura della storia e della società contemporanea”


Non è la solita esposizione sull’emigrazione, limitata ai battelli in partenza, che pure ci sono ed assumono significato forte, ma la descrizione di sentimenti puri, di dolori laceranti, nel ‘silenzio’ della foto che rafforza tutto ed induce a riflettere. E sono proprio le donne a recitare il ruolo forte, quelle che si faranno carico dell’educazione dei figli e manterranno il legame con i mariti lontani inviando loro foto di vita e della famiglia. Non si può non rimanere colpiti nel guardare l’immagine della madre con in braccio il figlio morto e pensare che quella foto avrà attraversato i confini nazionali fino ad arrivare al congiunto o ai parenti lontani; meno dolorosa, ma non meno significativa l’immagine di famiglie che crescono, figli che non hanno visto il padre e viceversa, madri che dopo anni mandano la foto ricordo ai figli oltreoceano.
Nella mostra ci sono tradizioni di un tempo oramai scomparse: così le foto di nubili in vesti eleganti, da inviare in altre nazioni ed indirizzate a molisani ‘per eventuale matrimonio’; ciò riporta alla mente un celebre film con Alberto Sordi, che a suo tempo ha segnato la storia cinematografica del periodo. Immancabile la valigia dell’emigrante ed i vestiti tradizionali dell’epoca e, sopratutto, due installazioni a ricordare le tragedie di Monongah e Marcinelle, dove decine di molisani emigrati persero la vita.
Tutto molto bello ed emozionante. La mostra rimarrà aperta fino al 31 gennaio 2020.

Da visitare assolutamente, per non dimenticare ma anche per mantenere vivo il rapporto con chi è andato via lasciando un pezzo di cuore nel Molise.
Stefano Manocchio

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