Amadori, Gam e l’immobilismo molisano

Riceviamo e pubblichiamo
Le recenti dichiarazioni del gruppo Amadori a seguito dell’ingiusto e tardivo bando pubblicato dalla sezione fallimentare del tribunale danno la misura di quello che è diventato il Molise: una terra di deserti professionali, politici, gestionali a tutti i livelli.


Avremmo dovuto baciarci i gomiti a seguito dell’interesse che questo gruppo ha dimostrato nei confronti di una realtà aziendale rovinata dalla scelleratezza del passato, eppure siamo qui a mettere i bastoni tra le ruote con la nostra supponenza, scarsa cultura imprenditoriale, burocrazia e litigiosità, creando così i presupposti perché anche Agricola Vicentina ci lasci, abbandonandoci al nostro destino.


Rimango inoltre stupefatta -per usare un placido eufemismo- dinanzi alla tiepida accoglienza dei lavoratori (32 su 240) nei confronti dei nuovi contratti che, a fronte di un iniziale importo contenuto, si sarebbero sicuramente trasformati in qualcosa di più interessante quando la filiera fosse ripartita a pieno regime, ed i presupposti c’erano. Tutti emigrati e nuovamente sistemati? Tutti in attesa del reddito di cittadinanza? E se venissero chiamati proprio in Gam dagli uffici di collocamento, che paradosso sarebbe?


Diciamoci la verità: un po’ tutti ci stiamo mettendo del nostro in questa vicenda, e allora a che serve lamentarsi?


La scossa che avrebbe impresso il gruppo romagnolo sarebbe stata troppo grande per noi? Allora teniamoci il gattopardesco immobilismo!
Non c’è che dire: sembra quasi una maledizione vivere o nascere in Molise in questo periodo…
Annamaria Palmieri

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