L’esperto risponde/ La dipendenza affettiva

psicologaLe cosiddette “Donne che amano troppo”, come le definisce Robin Norwood nel suo celebre saggio, sono accomunate dalla tendenza ad annullare se stesse per tentare di cambiare e salvare un uomo che procura loro sofferenze di ogni genere. Sono caratterizzate da una bassa autostima e dominate dalla paura: Di restare sole, dell’abbandono, dell’indifferenza. In fondo non si ritengono degne di essere amate. Sono disposte a tutto pur di tenere in piedi una relazione, anche se scoprono che non è adatta a loro; nei casi più gravi si arriva persino ad accettare violenze ed umiliazioni pesanti, seguite da un sentimento di autoaccusa e dalla convinzione che se fossero state più affettuose, più pazienti, più comprensive o più attraenti non sarebbe accaduto.

Queste donne preferiscono l’eccitazione ed il tormento che danno le relazioni turbolente alla tranquillità di un rapporto sereno ed equilibrato. La loro viene definita anche “sindrome della crocerossina”, data l’attrazione irresistibile che hanno per loro gli uomini da “salvare”, problematici, non disponibili, o semplicemente immaturi in cerca di qualcuno che si assuma le responsabilità al posto loro, convinte di avere il potere di cambiarli e spinte dal bisogno di sentirsi indispensabili per qualcuno. Spesso questo accade perchè concentrarsi a cambiare qualcun altro è un modo per fuggire da se stessi ed evitare di affrontare le proprie sofferenze ed il proprio senso di inadeguatezza. Il fenomeno della dipendenza affettiva, molto più ampio di quanto si possa spiegare in poche righe, non va sottovalutato, è una vera e propria disfunzione emotiva, e può arrivare ad avere conseguenze molto serie. Nella migliore delle ipotesi si trascorre una vita infelice ed instabile, senza mai sperimentare la gioia più grande per ogni essere umano, che è quella di amare ed essere amato; in molti altri casi si assiste all’insorgere di sintomi più seri: depressione, pensieri ossessivi, idee di suicidio, calo vertiginoso dell’autostima e di interesse per qualunque aspetto della vita, comportamenti compulsivi di controllo dell’altro, abuso di alcool, ansia, etc. La dipendenza affettiva ha radici molto profonde ed origini antiche, nate spesso in famiglia nei primi anni di vita. Solo risanando queste vecchie ferite si può riacquistare la propria libertà e serenità emotive e migliorare le proprie relazioni. Personalmente ritengo molto efficace in questi casi un percorso di gruppo, tra donne che condividono lo stesso disagio. Nessun essere umano dovrebbe illudersi di colmare il proprio vuoto interiore e soddisfare il proprio bisogno di amore attraverso una relazione con un altro essere umano, senza prima aver costruito un rapporto sano ed amorevole con se stesso.
Piera Serricchio
Psicologa

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