La prematura scomparsa di Colombo Vincenzi, per tutti Bobo, ci priva improvvisamente di un amico che, in anticipo sui tempi, ha portato innovazione e creatività nella ristorazione molisana, troppo spesso ferma ai sapori della tradizione e del passato.
Originario della Romagna, era venuto in Molise ancora adolescente, al seguito dell’attività di famiglia, un ristorante sulla Statale 16 “Adriatica” alle porte di Termoli, dove Bobo inizia ad apprendere l’arte della cucina. Con ironia, sorridendo, amava dire che il padre non lo aveva mai toccato con un dito, solo con il bastone! Ricordando il duro apprendistato dei primi anni di lavoro: in piedi, al caldo, davanti alla griglia, a preparare arrosti.
Capisce subito che quello è il suo mondo, cucinare gli piace e dopo pochi anni è pronto a mettersi alla prova. Diventa cuoco, non amava definirsi chef, del Capitan Blood, un ristorante che ora non c’è più, nel Paese Vecchio a Termoli. Viene da subito apprezzato. I clienti vengono favorevolmente sorpresi dai sapori della sua cucina ma anche dalla creatività con la quale presenta le sue portate. Gli arrosti e le fritture sembrano degli “ikebana”, con al posto dei fiori gamberoni, calamari e pesci sospesi su lunghi steli.
Dopo qualche anno, un passo in avanti, insieme all’amico e socio, Mario D’Aurizio, apre un ristorante su Corso Vittorio Emanuele III, il Drago, un altro successo che porterà i due soci ad un ulteriore salto: l’apertura del ristorante Squalo blu, é qui che le sue capacità verranno definitivamente riconosciute e si affermeranno ricevendo numerosi riconoscimenti e giudizi positivi su riviste e guide specializzate.
Ma l’esperienza più bella deve ancora venire. Insieme a Rita Santo che diventerà sua moglie apre il ristorante Ribo a Guglionesi, a pochi chilometri da Termoli. Non è solo una scelta imprenditoriale, ma una scelta di vita e di amore. Non a caso il nome del ristorante è fatto dalle iniziali del nome della moglie e dal suo.
Sono decisamente una coppia vincente, lui in cucina, Rita in sala. Lui di sinistra, la maglietta con l’effige di Ernesto Guevara il “Che”, lei di destra. Nella sala del ristorante organizzano due angoli della memoria con immagini della sinistra storica e del regime fascista. Una scelta che potrebbe suscitare imbarazzi e polemiche, ma viene capita e accettata con ironia, qualche giornalista si diverte a scrivere, sulla stampa nazionale, di questa strana coppia, fatta di opposti che si attraggono.
Sempre pronto alla battuta e allo scherzo, Bobo, in realtà è molto serio e rigoroso nel suo lavoro, è fra i primi a sostenere Slow Food, l’organizzazione in difesa del buon cibo e della buona cucina a salvaguardia della biodiversità, fondata da Carlo Petrini nel 1986. Già a fine anni ottanta organizza e promuove la presenza di Slow Food in Molise, in particolare sulla costa.
Si riconosce pienamente nella filosofia dell’organizzazione, fin dall’inizio della sua attività: il rispetto assoluto della materia prima, l’utilizzo di prodotti provenienti dal territorio, la capacità di conservare antichi sapori senza rinunciare alla possibilità di innovare ed evolversi. Questi sono i principi ai quali resterà fedele per tutta la vita.
Come Slow Food perdiamo un grande amico, maestro e compagno di strada. Riposa in pace con la tua Rita che ci ha lasciato già da qualche anno. Come associazione manterremo vivo il vostro ricordo nel nostro impegno quotidiano. Come avresti detto, ispirandoti al Che, “Hasta la victoria siempre!”.
Slow Food Basso Molise Aps