Roma, donna muore dopo liposuzione: tre indagati. Il centro era senza autorizzazione

(Adnkronos) – Una donna ecuadoriana di 46 anni è morta la notte tra domenica e lunedì al Policlinico Umberto I dove è stata trasportata in gravissime condizioni dopo un intervento di liposuzione al quale si era sottoposta nel pomeriggio in uno studio medico privato. I poliziotti impegnati nelle indagini stanno effettuando accertamenti. Quello che al momento è noto è che la vittima, intorno alle 17 di domenica, si è sottoposta a una liposuzione ed ha avuto un malore. Alle 20.10 l'arrivo al Policlinico con un'ambulanza privata, dove le manovre di rianimazione sono proseguite per circa un'ora in sala rossa, senza successo. Sul corpo della donna domani verrà effettuata l’autopsia.  La procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine. Nel procedimento, coordinato dal procuratore aggiunto Sergio Colaiocco, si ipotizza il reato di omicidio colposo. La procura ha iscritto nel registro degli indagati il chirurgo, l'anestesista e l'infermiera. La struttura, nel quartiere Torrevecchia, è stata posta sotto sequestro.  Lo studio chirurgico operava senza autorizzazione da tredici anni. Il titolare del centro, José Gregorio Lizarraga Picciotti, 65enne peruviano, aveva avuto l'ultima autorizzazione, valida per cinque anni, nel 2007. L'uomo ha già una serie di precedenti per responsabilità medica e contro di lui erano state presentate negli anni diverse denunce per lesioni, alcune delle quali hanno portato all'apertura di procedimenti.  "Offriamo il miglior prezzo del mercato italiano senza abbassare la qualità/sicurezza in ciascun intervento". Così scriveva José Gregorio Lizarraga Picciotti sulla pagina Facebook. Il medico scrive di aver studiato Maters in Reconstructive Microsurgery presso Örebro University, in Svezia, e Chirurgia Plastica e Ricostruttiva presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Sui social il chirurgo mostra un tenore di vita da nababbo. In un post si fa fotografare accanto ad auto di lusso sotto la scritta: "Se perdi un grande amore, cercane uno migliore". Il medico era pronto ad allargare la sua attività al mondo della ristorazione. In uno degli ultimi post reclamizza l'apertura di un ristorante definendosi "il maestro del miglior pollo alla brace del Perù a Roma". "La medicina estetica va messa in sicurezza. Quanto accaduto a Roma segue altri episodi simili negli ultimi mesi. Avevamo già chiesto un intervento di carattere legislativo che limiti l'attività chirurgica-estetica solo a chi ha titoli e competenze", dice all'Adnkronos Salute Filippo Anelli, presidente della Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri). "I cittadini devono sapere che chi ci mette le 'mani addosso' è formato per farlo al meglio – continua Anelli – Quindi si devono definire i percorsi formativi che portano a sviluppare le competenze e avere elenchi da custodire negli Ordini sulla base di questi percorsi. Le società scientifiche di riferimento si stanno muovendo e abbiamo avviato degli incontri, noi daremo il nostro contributo".  "Ancora una donna morta dopo un intervento di liposuzione. Mi vengono i brividi. E' una brutta notizia che ci lascia perplessi; la tragedia toccata a noi, con la perdita di mia suocera, è stata vana. Immagino i familiari di questa ennesima vittima, costretti a rivivere quello che è capitato a noi", dice all'Adnkronos Danilo Pizi, genero di Simonetta Kalfus, la 62enne morta in seguito a complicazioni avvenute dopo un intervento di liposuzione cui si era sottoposta il 6 marzo scorso in una struttura privata, sempre a Roma. "E' inverosimile pensare come evidentemente non sia ancora chiaro che la liposuzione non è un intervento da eseguire in day hospital – aggiunge – Ha i suoi rischi, e come tale va eseguito in strutture adeguate, ospedaliere, dove sia garantita la sicurezza o comunque un pronto intervento in caso di complicazioni".  "Servono regole serie e precise, altrimenti si continua a morire per nulla – ribadisce Pizi – Le persone vanno lì convinte sia un intervento sicuro, semplice o che magari ci sia possibilità di recuperare. E invece eccoci qui, nel pieno del dolore, con un processo che va avanti a rilento, senza ancora gli esiti dell'autopsia, in attesa di giustizia. E con mia moglie che si sta facendo aiutare ad affrontare il dramma di una perdita assurda, perché da sola è impossibile".  —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)

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