Riorganizzare la Sinistra per costruire un’alternativa, socialista e progressista, per l’Italia

Il dato del 40% di disoccupazione giovanile pone l’Italia in coda alle classifiche europee e certifica il fallimento delle politiche di austerità sostenute dalla Merkel e avallate da Matteo Renzi con misure economiche inefficaci che non hanno agevolato né la crescita occupazionale e tanto meno lo sviluppo produttivo. Abolire l’Imu sulle proprietà immobiliari dei ricchi, non contrastare adeguatamente l’evasione e l’elusione fiscale, concedere agevolazioni alle famiglie per ogni neonato e per chi compie 18 anni senza alcuna differenziazione per fasce di reddito, dimenticarsi della progressività delle imposte, varare il Jobs Act con l’abrogazione dell’art.18, approvare la controriforma della scuola, innalzare a 67 anni e 8 mesi l’età pensionabile, ridurre il Fondo Sanitario Nazionale, tagliare i trasferimenti ai comuni e alle regioni, svuotare le province abbandonare il Mezzogiorno al suo destino, sono stati i tratti dominanti del Renzismo culminati nella proposta di stravolgimento della Costituzione fermata per fortuna da 20 milioni di No. Non è in discussione la libertà di Matteo Renzi a posizionare il proprio partito come la forza politica dei Parioli e dei quartieri dei ricchi di Torino, Roma e Milano, nel mentre l’82% dei giovani, il Meridione e le Periferie hanno scelto di votare No al Referendum. Ciascuno è libero di seguire il proprio orientamento e di mandare alle ortiche un secolo di storie, di lotte, di elaborazioni programmatiche e di ideali. Ciò che colpisce è la supponenza con cui ci si rivolge a chi ha un altro pensiero, a chi crede che l’uguaglianza sia un valore attuale, e a chi è convinto che i diritti dei lavoratori, dei malati, degli studenti, dei giovani, dei pendolari e dei meridionali siano meritevoli di attenzione e di rispetto. Apostrofare Massimo D’Alema come l’emblema dell’arroganza è oggettivamente eccessivo. Sono indiscutibili le responsabilità politiche di Massimo D’Alema sulle vittorie e sulle sconfitte della sinistra dell’ultimo ventennio. Ma c’è qualcuno in grado di scagliare la prima pietra ? Dov’erano gli altri ? Con tutte le contraddizioni, le luci e le ombre di un percorso difficile, Massimo D’Alema ereditò da segretario del PDS le macerie del Muro di Berlino e nonostante ciò riuscì a portare la sinistra al Governo con l’Ulivo dopo sette anni. E’ stato più realista del re, si è avvicinato troppo alla terza via di Clinton e Blair nel 1999, spostò l’asse verso il centro allontanandosi dalla base sociale del partito, avviò alcuni provvedimenti non condivisi dalla CGIL e altro ancora, ma per quelle responsabilità ha pagato, sostenendo la nascita del PD e mettendosi da parte nella stagione della rottamazione giovanilista. Oggi con troppa fretta si esprime un giudizio affrettato sul principale dirigente politico proveniente dal PCI dell’ultimo ventennio con esternazioni sgradevoli che non tengono conto del vissuto, dei sentimenti e della storia di tanta parte della sinistra italiana che vuole riorganizzarsi per rilanciare una nuova prospettiva per l’Italia che sia incardinata sui valori e sugli ideali della sinistra. Perché la sinistra non dovrebbe avere il diritto a riorganizzarsi per le prossime elezioni ?

Michele Petraroia

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