Poste – fuorilegge, non osserva disposti stabiliti dall’Autorità per il Garante delle Comunicazioni

Poste italiane Spa è una società a capitale interamente pubblico che gestisce i servizi postali in una condizione di sostanziale monopolio e che garantisce l’espletamento del servizio universale sulla base di un contratto di programma siglato con lo Stato, nel quale la società s’impegna a raggiungere determinati obiettivi di qualità, tra cui quelli concernenti l’adeguatezza degli orari di apertura degli sportelli rispetto alle prestazioni richieste. In data 22.01.2014, il Presidente dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, rispondendo a specifica missiva del Presidente dell’Intergruppo parlamentare per lo Sviluppo della Montagna, ha ricordato che, con apposita delibera, l’Autority ha ritenuto opportuno inserire specifici divieti di chiusura di quegli uffici che servono gli utenti che abitano nelle zone remote del Paese ritenendo prevalente l’esigenza di garantire la fruizione del servizio nelle zone disagiate anche a fronte di volumi di traffico molto bassi e di alti costi di esercizio. In tale missiva, il Garante esplicita chiaramente come i divieti di chiusura, è bene sottolinearlo, tutelino situazioni individuate secondo parametri oggettivi: la natura prevalentemente montana e la scarsità abitativa sono desunte da classificazioni ISTAT e da dati demografici.

Inoltre, la delibera AGCOM obbliga Poste Italiane ad avviare, con congruo anticipo, con le istituzioni locali, delle misure di razionalizzazione per intraprendere un confronto sulle possibilità di limitare i disagi per le popolazioni interessate individuando soluzioni alternative più rispondenti allo specifico contesto territoriale.

Nonostante tale pronunciamento – il Segretario della CISL Poste Antonio D’Alessandro denuncia -, si sta procedendo con chiusure e razionalizzazioni di sportelli e uffici, causando quindi notevoli difficoltà e generando una diminuzione della qualità e della fruibilità del servizio fornito alla clientela.

Questa decisione unilaterale di Poste Italiane – interviene il Segretario della FNP CISL Pietrosimone – conferma l’orientamento portato avanti dalla società negli ultimi anni che insegue la logica del guadagno puntando su assicurazioni, carte di credito, telefonia mobile e servizi finanziari in genere, a scapito delle esigenze della collettività, sacrificando uffici che ritiene “improduttivi” o “diseconomici”, senza considerare che rappresentano un punto di riferimento per i cittadini dei piccoli comuni.
Gli Uffici Postali, in particolare per le famiglie e le imprese, sono fondamentali nello svolgimento di moltissime attività quotidiane, come il pagamento delle utenze, il ritiro del denaro contante da parte dei titolari di conto corrente postale e l’invio di comunicazioni soggette al rispetto perentorio di scadenze, soprattutto quelle di carattere legale.

Questa razionalizzazione – continua il Segretario della FNP CISL Luigi Pietrosimone – rischia di tradursi in gravi disservizi soprattutto per i residenti anziani, che si troveranno a non poter usufruire di servizi essenziali, con la conseguenza di essere costretti a fare lunghe file nei giorni di apertura, ritardare le operazioni o affrontare frequenti e difficili spostamenti, su territori particolarmente disagiati;

E’ necessario – conclude Antonio D’Alessandro segretario dei Postali – che il Ministro preposto intervenga per garantire il rispetto dei disposti stabiliti dall’Autorità per il Garante delle Comunicazioni in ordine al divieto di chiusura degli uffici postali nelle aree svantaggiate, e conseguentemente favorire una concertazione tra Poste Italiane Spa e
amministrazioni locali, al fine di scongiurare la possibile chiusura degli uffici postali nei comuni più piccoli.  E’ necessario l’intervento del Ministero di competenza per evitare che decisioni unilaterali assunte da Poste Italiane Spa arrechino disagi ai cittadini-utenti che non vedono garantita l’effettiva erogazione di un servizio pubblico di qualità, nel rispetto dell’accordo siglato fra le Poste Italiane Spa e lo Stato.

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