Politica/ Tonino torna in pista

Mentre tutti pensavano allo scontro Frattura-Iorio (o altri, a destra), per la presidenza della Regione Molise alle prossime amministrative, è tornato sulla scena molisana Antonio Di Pietro. Qualcuno potrà dire che non è mai andato via, nel senso che è stato sempre parte integrante della politica locale; ma con l’annuncio a sorpresa di un accordo con Pierluigi Bersani, adesso l’ex-magistrato ha spostato l’asse verso le prossime elezioni politiche, ma non solo. ‘Collocato’ il figlio in Consiglio regionale (almeno per il momento) e perso per strada il fido Pierpaolo Nagni, sembrava orientarsi sulla via della pensione politica; invece ha calato l’asso e lo ha fatto nei tempi giusti, peraltro senza precisare nulla sulle sue intenzioni di candidatura, ma paventando un suo ruolo principe in una sorta di ricostituzione dell’Ulivo. Proprio questa posizione, ferma restando l’interpretazione sulle politiche, ha riaperto un vecchio gossip sulle candidature a governatore regionale, creando non poca apprensione in chi aveva già delineato il quadro della contesa, nel quale il suo nome finora era apparso con minore frequenza rispetto ad altri; un Di Pietro in più è un ostacolo non previsto…e che ostacolo! Il politico di Montenero, che sulle manovre politiche la sa lunga, ha lasciato correre le voci senza insistere, poi ha scavalcato i molisani ed è andato direttamente al vertice di MDP per concordare la rinascita ulivista e, probabilmente, anche la sua candidatura. Dialogo chiuso con la classe politica locale? Niente affatto. I soliti bene informati parlano di contatti stretti con l’Ulivo 2.0 e, quindi, con Roberto Ruta e Danilo Leva, per creare una linea di demarcazione tra loro tre e gli altri pretendenti. In questo caso Di Pietro sarebbe candidato alla Camera e Ruta al Senato; discorso completamente differente per il deputato isernino, vista la sua militanza ‘ab origine’ nell’area dalemiana, di cui è esponente di spicco anche a livello nazionale. L’avvocato non ha la necessità di ‘spintonare’ per un seggio in Molise, ma potrebbe essere dirottato in qualche collegio ‘blindato’, ammesso che esistano ancora, nelle regioni storicamente ‘rosse’ dell’Italia centrale. In verità anche Di Pietro ha visibilità e credito nazionale, in buona parte retaggio del periodo d’oro, al punto che per lui si potrebbe fare lo stesso discorso speso per Leva. A questo movimentismo a sinistra si contrappone il silenzio e l’immobilismo nella coalizione opposta, visto che non si è ancora capito se il tavolo di recente organizzato in un albergo isernino potrà essere quello pre elettorale o dovrà essere rivisto. La data delle elezioni è ancora lontana e forse per questo motivo pensano di non avere fretta; probabilmente hanno anche ragione.

Stefano Manocchio

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