Politica/ Il nuovo Governo tenga conto dei progressi fatti

L’ Istat fotografa il 2017 come anno cerniera, con il quale i risultati ottenuti o si disperdono o si consolidano, il rapporto contiene dati interessanti relativi al mercato del lavoro, il mio augurio è che il nuovo governo tenga conto delle positività registrate, partendo dal dato che se finora si è fatto abbastanza, molto di più è quello che resta da fare.

I Numeri dicono che le bacchette magiche non esistono e che la fantasia al potere senza i numeri, quasi sempre evapora come rugiada del mattino, a volte confonde, spesso inganna,dati Istat avvalorati da Eurostat, offrono all’Italia la prospettiva di non compiacersi o piangersi addosso, ma agire, se ha ripreso a camminare, deve accelerare, lo stimolo è non solo coscienziale, ma anche visivo.

Nei grafici europei, riprendiamo lentamente appesantiti dalla zavorra di una classe dirigente che non sa dare continuità ai movimenti di svolta e imprimere la giusta spinta. La crescita dell’Italia si consolida, nel 2017 il Pil è cresciuto dell’1,5% (+0,9% nel 2016), nel biennio 2015-2016 l’economia è tornata a crescere nel Mezzogiorno, dopo sette anni di contrazione: il Pil in volume è aumentato del 2,4%, un valore superiore a quello medio nazionale (+1,9%).

L’indebitamento netto è sceso sotto i 40 miliardi di euro e la sua incidenza sul Pil è diminuita dal 2,5 al 2,3%,diminuito il rapporto debito/Pil, da 132,0 a 131,8%, e la pressione fiscale, da 42,7 a 42,5%. È proseguita la risalita dei consumi delle famiglie, il volume della spesa è aumentato dell’1,4%, un ritmo analogo a quello del 2016.

Il monte-ore lavorate nel 2017 ha raggiunto quota 10,8 miliardi di ore, ormai vicina al recupero dei livelli pre-crisi (circa 11,5 miliardi di ore nel 2007). Il costo del lavoro è rimasto contenuto e la produttività ha ripreso a crescere, anche se ancora di poco.

La ripresa del mercato del lavoro, iniziata a partire dalla seconda metà del 2014, è andata consolidandosi nel 2017. Nella media dell’anno gli occupati stimati sono 284 mila in più rispetto al 2016, a fronte dei circa 324 mila in più registrati l’anno precedente, miglioriamo ma siamo attestati (58%), per non dire inchiodati, sotto la soglia del 60%, gli occupati superano i 23 milioni, il tasso di occupazione, salito al 58%, resta inferiore di oltre 9 punti alla media europea (67,6%).

I nostri disoccupati sono 2,9 milioni e il loro tasso scende dall’11,7% del 2016, all’11,2%, contro il 7,6% europeo (18,8 mln – 2,2 mln sul 2016),il numero dei disoccupati diminuisce del 3,5% (-105 mila), rafforzando la contrazione già segnalata nel 2016,con la contestuale diminuzione del tasso di disoccupazione, che passa dall’11,7% del 2016 all’11,2%. I dipendenti a termine in Europa crescono, come in Italia, ma resta fermo il loro peso sul totale occupati, solo nel Mezzogiorno c’è un saldo occupazionale negativo (-4,8%). Le donne trascinano la crescita dell’occupazione (+1,6% contro il +0,9%), ma il loro peso sul totale occupati (48,9%) è 13 punti inferiore alla media europea (62,4%).

Nel 2017 il tasso di occupazione cresce per tutti i livelli di istruzione, ma l’incremento più elevato è per i laureati, che hanno recuperato il livello del 2008 (-0,3 punti), risultano occupati quasi otto laureati su dieci, due diplomati su tre e solo quattro persone su dieci con la licenza media. La ricerca di personale cresce in tutti i settori, il tasso di posti vacanti registra un incremento di 0,2 punti percentuali, più marcato nei servizi.

Per il quarto anno consecutivo si riducono gli inattivi tra i 15 e i 64 anni, che nel 2017 sono sotto i 13,4 milioni. Il lavoro nel novero delle categorie d’intervento assume valore prioritario di avanzamento e insieme di recupero, se si vuole (e si deve) dar corso alla riduzione della povertà e della diseguaglianza il lusso dell’attesa e dell’insipienza che genera confusione non è permesso. La vera messa in sicurezza del Paese passa dal superamento del guado prima che piogge torrenziali si rovescino facendo tracimare quei fiumi ributtando tutto in mare.

Alfredo Magnifico

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