Piano Sociale Regionale, dal Pd attacchi scomposti e accuse infondate. Qualcuno teme diperdere il consenso nato proprio sui bisogni dei nostri cittadini fragili?

In merito alla proposta di Piano sociale regionale, all’attenzione da ieri della Quarta Commissione
consiliare, i consiglieri del Partito democratico continuano a giocare sporco, alimentando illazioni e
accuse al limite della diffamazione. La realtà dei fatti è ben diversa.
Come più volte ribadito, l’iter per l’elaborazione della proposta di Psr 2025-2027 è quello definito
con delibera di Giunta regionale 88/2024. Ed è quello che è stato seguito fin dall’inizio, come è del
resto evidenziato nel documento istruttorio della recente delibera con la quale la Giunta regionale ha
approvato la proposta di Piano sociale regionale al vaglio della Commissione.
Le illazioni gratuite e diffamatorie, di cui la nota stampa dei consiglieri regionali del Pd è “ricca”,
sono gravi, riguardano la Regione ma anche gli attuali coordinatori degli Ambiti Territoriali Sociali
che, nell’elaborazione della proposta di Psr, si sono attenuti alle prescrizioni contenute nella Dgr
88/2024 che nessuno ha mai impugnato né contestato.
Alla Regione e ai coordinatori vengono imputati comportamenti ai quali sono tutti completamente
estranei. Come riporta il verbale dell’ultima riunione del gruppo tecnico svoltasi il 7 marzo scorso
e sottoscritto da tutti i coordinatori degli Ats, gli stessi hanno rimandato, per evidenti ragioni di
opportunità, al Servizio Programmazione Politiche Sociali la stesura del Capitolo 3, quello che
viene utilizzato dai consiglieri regionali del Pd per alimentare dubbi, sospetti e gettare ombre sulle
professionalità – anche a loro ben nota – e sulla assoluta legittimità di un percorso di riforma del
settore che ha seguito l’iter definito proprio con la Dgr 88/2024.
Il Partito democratico del Molise accusa i coordinatori di “auto scrittura” dei criteri di selezione, di
“auto qualificazione” del ruolo dirigenziale e di “autoliquidazione” di compensi retroattivi.
Considerazioni al limite della diffamazione verso chi, fino ad oggi, ha portato avanti gli Ats con
professionalità e dedizione verso i più fragili.
Nessuna “auto scrittura” visto che, come detto, è stata demandata al Servizio regionale la
definizione dei criteri per l’avviso pubblico che consentirà, in base a requisiti rigorosi, di stilare una
graduatoria degli idonei a ricoprire il ruolo di coordinatore degli Ats: una scelta motivata proprio
dal rispetto del ruolo e dalle ragioni che invece oggi spingono i consiglieri del Pd a lanciare accuse
evidentemente infondate.
Ma dal Pd non arrivano, solitamente, richiami al riconoscimento delle professionalità, alla
meritocrazia? E oggi che, grazie ad una selezione pubblica, si potranno individuare le figure di
riferimento degli Ats, non va più bene qualificare i servizi grazie all’utilizzo di professionalità
riconosciute e individuate con una procedura ad evidenza pubblica?

Nessuna “auto qualificazione” ma una precisa decisione della Regione, che ha scelto legittimamente
di riappropriarsi del proprio ruolo di programmazione per sottrarre i tecnici allo strapotere dei
politici: con la proposta di riforma, i coordinatori saranno finalmente indipendenti dal potere del
‘potente’ di turno, non ci sarà spazio per dirigenti che si approprieranno del loro ruolo
indispensabile.
Nessuna “autoliquidazione” di compensi retroattivi: mi chiedo dove sia scritto, visto che ad oggi
nessuno dei coordinatori è dirigente.
Di fronte a questa narrazione diffamatoria, i coordinatori forse farebbero bene a tutelarsi nelle sedi
opportune.
I consiglieri del Pd, come si legge nella loro nota stampa dai toni infuocati, vanno oltre: adombrano
sospetti e intenderebbero sottoporre lo schema di Piano sociale regionale all’attenzione di altre
Autorità. Ne hanno ovviamente la facoltà, se vogliono possiamo accompagnarli in Procura.
L’attenzione del Pd si concentra ancora sul numero degli Ats, adombrando rischi di privazione di
servizi, di esautoramento dei sindaci.
Gli Ambiti territoriali sociali diventeranno tre ed è, come sanno bene ma dimenticano di dire, il
Piano sociale nazionale a stabilire come “priorità 1” la coincidenza degli Ats con i Distretti Sanitari
e i Centri per l’Impiego.
Il nostro Piano sociale regionale, quindi, sarà in linea con quello nazionale.
Forse il motivo per il quale la proposta di Psr agita così tanto i sonni dei progressisti nostrani risiede
proprio nel fatto che la riforma potrebbe mettere in crisi equilibri ormai consolidati, sui quali
qualcuno potrebbe aver costruito consenso e fortuna politica.
Ecco, è proprio questo il meccanismo che non crediamo sia più accettabile e sostenibile: avere
accesso ai servizi sociali è un diritto, non un favore per il quale rivolgersi al ‘potente di turno’.
La Regione dimostrerà con i fatti che questa riforma porterà benefici e maggiore efficienza, che i
cittadini avranno tutti servizi di prossimità ai quali accedere senza dover chiedere alcun “aiutino”
politico, che si procederà finalmente con le assunzioni.
Ricordiamo al Pd, se lo avesse dimenticato, che gli appalti vengono banditi e gestiti dagli Ats e non
dalla Regione e tutte le persone fragili dovranno avere lo stesso trattamento economico e di
tempistica a prescindere dal comune di residenza.

Stefania Passarelli

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