Molisani nel Mondo/ Flamino Rampa il molisano che divenne “il Re del marmo e delle piastrelle” di Pittsburgh era nato a Montefalcone del Sannio

*rubrica a cura di Geremia Mancini e Mariateresa Di Lallo

Il Molise è fatto da molisani, anche da quei molisani che sono emigrati, perchè costretti o per scelta, soprattutto a cavallo delle due Guerre mondiali, ma sempre con un pensiero rivolto alla loro terra, e che si sono distinti in vari settori nel mondo. Con questa rubrica vogliamo ricordarli ma anche ridare dignità ai nostri borghi, ai nostri talenti e nel contempo riaccendere l’attenzione su questo piccolo lembo di terra, non solo per storia, cultura e paesaggi ma anche dal punto di vista degli ingegni. Pultroppo il Molise come i molisani illustri, non sono presenti sui libri di storia, ma è giusto far conoscere ai molisani in primis, alle giovani generazioni, che i loro avi, si sono distinti nel mondo, con sacrifici, allontanandosi dai propri familiari, a volte non riuscendo a tornare nella loro terra d’origine. Di settimana in settimana racconteremo la storia di ognuno di loro, ricordando anche il paese di nascita molisano.


Flaminio (all’anagrafe fu registrato come Flamminio) RAMPA nacque a Montefalcone del Sannio, il 26 gennaio del 1881, da Luigi ( “muratore” nato il 10 luglio del 1846 da Antonio e Faustina Petta) e da Serafina Fiore (quarantenne “contadina” figlia di Domenico). L’atto di nascita di Flaminio fu registrato dinanzi all’allora sindaco Giovanni Mancini. Flaminio apprese dal padre, chiamato “maestro”, il mestiere ed ogni segreto di “muratore”.
Flaminio il 19 giugno del 1902 sposò a Montefalcone del Sannio la compaesana Carmela Emilia Roberti (ventitreenne “donna di casa” e figlia di Antonio e Mariana Vitulli). Il 17 settembre del 1902 nacque la loro prima figlia: Emilia Carmela Serafina. Subito dopo Flaminio decise di tentare il “sogno americano” per creare un futuro migliore per la sua famiglia.
I primi tre anni della sua vita americana furono assai duri. Incontrò delusioni, speranze e ancora fallimenti. Erano davvero tempi difficili, soprattutto per gli immigrato italiani, trattati come lavoratori inferiori. Durante questo periodo lavorò come marmista e poi come capo muratore-marmista della “Dietrich” a Pittsburgh in Pennsylvania (lavorò alla costruzione di storici edifici quali il “ Soldiers and Sailors Memorial Hall and Museum” il “ Syria Mosque” e il “Pittsburgh Athletic Association”).


Nel 1916 la “Dietrich” trasferì i suoi cantieri a Detroit e Flaminio ne seguì le sorti. Ma la nostalgia, dopo soli due mesi, lo riporto a Pittsburgh. Fu la sua fortuna. Prima fu assunto, vi lavorò sei anni, come capo squadra da una società di Pittsburgh e poi Flamino capì che poteva e doveva di mettersi in proprio. Inizialmente fondò, insieme ad un suo vecchio datore di lavoro Ignelzi un’altra società. Sei anni dopo, nel 1928, cedette la sua parte per fondare la “Washington Marble Company”.
Due anni dopo, nel 1930 divenne socio di un certo Danzilli ma la cosa non ebbe successo e tra diverse difficoltà fu sciolta nel 1936. Sembrò davvero sfumare il “sogno americano”. Ma Flaminio, come all’inizio della sua avventura negli Stati Uniti, non si arrese. Anzi. Fondò la “Rampa Marple and Tile Company Inc.” (specializzata soprattutto nell’apposizione di marmi e piastrelle”). In non molto tempo recuperando alle sue dipendenze i migliori muratori e piastrellisti e offrendo garanzie di qualità veramente uniche la “Rampa Marple and Tile Company Inc.” divenne una delle più grandi aziende del settore a Pittsburgh e nell’intera Pennsylvania.


Flamino Rampa faceva arrivare negli Stati Uniti il prestigioso marmo di Carrara. Nei successivi quindici anni eseguì una serie innumerevole di lavori prestigiosi. Un giornale scrisse: “Ci sono davvero pochi edifici a Pittsburgh e nelle vicinanze, da chiese, teatri, ospedali e palazzi, che il signor Rampa non ha costruito o contribuito a rendere più belli con marmo e piastrelle”. Altri arrivarono a definirlo “il Re del marmo e delle piastrelle”. Il “sogno americano”, per il quale aveva lasciato la sua Montefalcone del Sannio, era finalmente realtà.

Montefalcone nel Sannio è un comune italiano di 1.474 abitanti della provincia di Campobasso. Il centro storico conserva l’originario impianto medievale, con case pietra e strette vie acciottolate. Poco distante dal centro abitato scorre il fiume Trigno, anticamente chiamato Trinus. Da sempre importante bacino idrico molisano e linea di confine con l’Abruzzo. Numerose erano le botteghe artigiane che mantengono vivi gli antichi mestieri come lavorazione del marmo, del legno e del ferro. Montefalcone , come tutti i paesi molisani ha risentito della forte ondata di emigrazione, soprattutto verso l’America.
Per quanto riguarda i monumenti da segnalare :


-la Chiesa di San Silvestro I, Papa, al cui interno è custodito un pregevole capolavoro è il busto ligneo di Sant’Anna del XV secolo, mentre altre opere di un certo interesse sono le statue lignee della Madonna Immacolata, di Sant’Antonio Abate, probabile creazione dell’artista campobassano Paolo Saverio di Zinno, entrambe del XVIII secolo, e di San Giovanni Battista (XIX secolo).Nell’ancona che custodisce la statua lignea del Patrono cittadino, Sant’Antonio di Padova, è conservata un’insigne reliquia del corpo del Santo donata, dalla Basilica di Padova, il 25 settembre 1993. La reliquia, originale ed autentica, fu prelevata dalla tomba del Santo durante la ricognizione canonica del 1981 ed è costituita da una piccola porzione di massa corporis ex cute dei resti mortali di Sant’Antonio.
-la Chiesa di Chiesa di Santa Maria delle Grazie, al cui interno sono presenti due cappelle. Nella prima dedicata a San Vinvcenzo è possibile ammirare un altare ligneo intagliato del 1700 con tre nicchie custodenti le statue di san Felice da Cantalice (sec. XVII), unico originale della composizione, San Vincenzo Ferreri (sec. XVIII), opera del campobassano Paolo Saverio di Zinno e di Sant’Antonio di Padova (sec. XVII). Nella seconda, detta della Visitazione, sono custodite, all’interno di un altare seicentesco a stucchi, le Reliquie del Beato Giso Abate, santo di origine montefalconese, vissuto tra il X e XI secolo, nell’antico monastero benedettino di san Pietro, al confine tra Montefalcone e Castelmauro.

*Geremia Mancini – presidente onorario “Ambasciatori della fame”
*Mariateresa Di Lallo – giornalista pubblicista, appassionata di storia, usi e costumi medioevali e ricercatrice di tradizioni popolari molisane

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