Liberaluna Onlus/ La paura non deve fermarvi

In questo articolo vorrei parlarvi di come si sente una donna vittima di violenza domestica che entra per la prima volta presso un Centro Antiviolenza, dove ci sono professioniste formate ad accogliere la loro richiesta d’aiuto. È importante spiegare le emozioni di una donna vittima di violenza, perché per chi subisce violenza e ancora non ha cercato aiuto può essere un momento di riflessione.

Devono sapere che da quel momento verranno aiutate e sostenute nel loro percorso, senza essere giudicate. Purtroppo ascoltare una storia di violenza è come guardare il mare in tempesta, perché si scatenano rabbia, desiderio di giustizia, paura e rammarico. La rabbia, che è rivolta verso se stesse per aver subito per troppo tempo e per aver permesso al proprio compagno di essersela cavata fino a quel momento e la si vuole rivolgere al proprio carnefice per punirlo. Poi scatta il senso di giustizia, quello che le porta a centrare il colloquio su come è lui e di come potergli far scontare una pena per aver buttato al vento una relazione in cui quella donna ha creduto.

Quel progetto di vita che nasce dall’amore e porta ogni donna ad investire tempo, sentimenti e devozione all’interno di una relazione che porterà la coppia a condividere parte della loro vita insieme. Un uomo ed una donna che si uniscono per procreare, costruire, condividere con amore, ma che ad un certo subiscono una frattura. Purtroppo le donne vittime di violenza spesso vivono la violenza come una componente di quei conflitti che creano un allontanamento e generano tristezza. Lo so che è complicato credere che una donna che subisce violenza fisica psicologica ed economica non si renda conto che la sta subendo però molto spesso è così.

Durante i primi colloqui la donna a volte cerca di chiedersi perché l’uomo che ha scelto si comporti così, l’uomo che amava perché la tratta denigrandola nel ruolo di moglie e madre e si chiede cosa può fare per cambiarlo. Partendo da questi presupposti immaginiamo quanto sia difficile per una donna denunciare, rinunciare a quel nucleo familiare costruito con il suo amore, ed è per questo che a volte la denuncia non avviene subito, al primo schiaffo o calcio o pugno! Immagino la reazione nel leggere questo mio articolo sia delle donne che hanno subito violenza e hanno denunciato, sia di quelle che non l’ hanno ancora fatto.

Allora voglio rivolgermi ad entrambe dicendo alle prime che hanno avuto il coraggio e che non importa quando l’hanno trovato, l’importante è che oggi siano rinate, mentre alle seconde voglio dire che se anche pensate che sia difficile cambiare la vostra vita, non è così, perché esistono professionisti che vi possono accompagnare nelle scelte di come affrontare il momento della realizzazione di un cambiamento, perché la violenza è violenza e non si può ne giustificare ne subire come fosse una cattiva abitudine. Troppo spesso le donne che si rivolgono a noi hanno paura di non essere credute di non essere aiutate come vorrebbero, di ritrovarsi sole, di perdere i loro figli perché non hanno le possibilità economiche per sostenere il peso di una famiglia da sole, perché hanno paura di ritorsioni da parte del maltrattante e paura di persecuzioni.

L’unica paura che non sempre avvertono inizialmente è quella della morte. Pertanto il momento della prima accoglienza nel Centro Antiviolenza Liberaluna consiste nella comprensione di queste dinamiche per ascoltare senza pregiudizi qualsiasi donna che scelga di raccontare la sua storia. Decidere di rivolgersi a qualcuno per potersi far aiutare ad uscire dalla violenza è un momento fondamentale per noi, perché possiamo offrire a quella donna la possibilità di essere sostenuta. Durante il primo colloquio è fondamentale stabilire quali sono i bisogni della donna per offrire loro i servizi che il Centro Antiviolenza di cui io sono la responsabile, mette a disposizione.

La denuncia è un attimo, ma tutto il resto va costruito, concordato, come la necessità di allontanare la donna e i suoi figli, dal maltrattante attraverso il collocamento a nostro carico in alloggi protetti. Inoltre nel momento della presa in carico si stabiliscono gli incontri con le psicologhe e con le consulenti legali del Centro Antiviolenza. C’è un primo periodo di definizione burocratica e di indagini che porta al raggiungimento di disposizioni da parte del tribunale, durante il quale si aiuta la donna a programmare la propria vita. Inoltre è per noi, fondamentale garantire a chi non lavora un percorso di orientamento e reinserimento lavorativo.

Purtroppo ogni giorno ci sono donne che pensano di voler cambiare la propria vita ma che non lo fanno perché non sanno a chi rivolgersi e quanto saranno sostenute. Il Centro Antiviolenza Liberaluna, anche in questa fase di emergenza Covid-19, continua ad affiancare tutte le donne che si sono rivolte a noi attraverso il numero verde attivo h24, 800 642 367.

Cav. Dr.ssa La Selva Maria Grazia
Responsabile del Centro Antiviolenza Liberaluna

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