Lembo: dobbiamo partire con la convinzione che il femminicidio non è una cosa da donne

Leggo- afferma in una sua nota la Consigliera di Parità della Regione Molise Giuditta Lembo – condividendo in pieno, le considerazioni della Ministra delle Riforme Maria Elena Boschi  rilasciate nella sua intervista  al ‘Corriere della sera‘ sulla tragica emergenza delle donne uccise dai compagni o dagli ex. : “Sulle sanzioni le leggi ci sono, siamo intervenuti due anni fa con il decreto sul femminicidio. Il problema è la formazione, l’educazione. Quando arrivi ad applicare una legge e a punire qualcuno per stalking o femminicidio, vuol dire che è già troppo tardi. Non dobbiamo arrivare fin lì, dobbiamo fare in modo che ci si fermi prima. Ci si può riuscire solo creando una cultura condivisa di rispetto vero e di parità tra le persone. Il primo luogo è la famiglia. E poi ovviamente la scuola, ma anche le associazioni sportive, il terzo settore. Noi come Stato abbiamo la possibilità di incentivare nelle scuole una vera sensibilizzazione verso il rispetto della diversità di genere e contro la violenza sulle donne. A breve, usciranno le linee guida nazionali del Miur, come prevede il decreto sulla Buona scuola. Prevenzione, progetti educativi e collaborazione con le forze dell’ordine, che dopo corsi ad hoc possono aiutarci a loro volta nelle scuole”. Anche io – prosegue la Lembo- sono d’accordo sul fatto che le forze dell’ordine hanno acquistato maggiore consapevolezza e  sono molto più attente alle vittime di stalking e violenza e questo vale anche per il Molise in cui la sensibilità e l’impegno di queste ultime  nel  contrastare anche sul nostro territorio il fenomeno  sono  stati notevoli. Non da meno la sensibilità delle Procure che hanno sottoscritto con l’Ufficio di Parità un protocollo d’intesa.Il prossimo passo dovrà andare nella direzione  di collaborazioni integrate tra forze dell’ordine, strutture ospedaliere e terzo settore, che in regioni come la Toscana da tempo stanno dimostrando l’efficacia negli interventi e funzionano molto bene. Quello da cui dobbiamo partire è la convinzione in tutti noi che il femminicidio non è una cosa da donne. Il rispetto per una vita umana non ha niente a che vedere con la questione femminile: riguarda tutti, uomini e donne. È una battaglia che possiamo vincere se c’è assunzione di responsabilità da parte di tutti, anche degli uomini. Ben vengano gli appelli perché gli uomini si impegnino, ci mettano la faccia e aiutino altri uomini ad assumere questa consapevolezza. Sulla stessa scia l’intervento della  vice-Presidente del Senato Valeria Fedeli  che, in una sua nota, ha sottolineato: “ è tempo che tutti, donne e uomini in egual misura, assumano la responsabilità di fare ciò che è in loro potere ovunque si trovino: a scuola e sul lavoro, nelle università e nei luoghi di svago, nella sfera pubblica e in quella privata e una responsabilità specifica hanno naturalmente donne e uomini che si impegnano nella politica, a cui spetta compiere tutte le azioni possibili per produrre un cambiamento reale”. Allora – continua la Consigliera Lembo- prevenzione, abbattimento degli stereotipi,contrasto ad ogni forma di discriminazione,tutela delle vittime e dei loro figli, sensibilizzazione, formazione specifica, educazione al rispetto dell’altro, potenziamento delle reti sul territorio per contrastare il fenomeno, sono solo alcuni  tra gli interventi da potenziare con urgenza  attraverso una sinergia interistituzionale coesa e trasversale. La Convenzione di ISTANBUL, aperta alla firma l’11maggio 2011 e firmata a Strasburgo dall’Italia nel mese di settembre 2012 costituisce oggi il trattato di più ampia portata per affrontare il problema della violenza di genere e il legame esistente tra violenza e discriminazione. La prossima sfida sarà quella della valorizzazione della differenza, denunciando la violenza che è implicita nell’omologazione al maschile; omologazione richiesta per accedere agli spazi del pubblico potere. Quello che si chiede – conclude la Consigliera – non è tollerare la differenza, ma valorizzarla. Non si tratta solo di rivendicare giustizia, di lottare per l’affermazione dei propri diritti, si tratta anche di promuovere un patto di mutuo riconoscimento con l’uomo, di risolvere in via conciliativa il danno di tanti secoli di indifferenza.

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