Legge elettorale, la proposta dei Cinque Stelle

Le proposte di modifica della legge elettorale regionale alimentano da tempo il dibattito politico; i tempi non sono più ‘larghi’ e l’intesa dovrebbe essere vicina per scongiurare il rischio di votare con il sistema attuale, che sembrerebbe non interessare più ad alcuna sigla politica. Ieri a Campobasso è stata spiegata al pubblico la proposta del Movimento Cinque Stelle, realatore principale il consigliere regionale Antonio Federico. Partiamo dal sistema di calcolo, che dovrebbe passare da quello tradizionale, con quozienti pieni e resti in base ai voti effettivi, al cossiddetto metodo d’Hondt (inventato verso la fine del diciannovesimo secolo!). Questo sistema prevede che si divida il totale dei voti di ogni lista per 1, 2, 3, 4, 5… fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, e che si assegnino i seggi disponibili in base ai risultati in ordine decrescente. E’ stato un cavallo di battaglia congressuale ai tempi della Dc e del proporzionale, sempre combattuto dai partiti minori, che anche adesso non vogliono sentirne parlare perché darebbe loro poche speranze di rappresentanza. Il consigliere campobassano ha spegato che comunque sanerebbe un’ingiustizia, quella di vedere attribuire numero di seggi quasi uguale a liste con portata elettorale ben differente, come appunto avviene con il sistema attuale. I Cinque Stelle vogliono il collegio elettorale unico, il voto congiunto, la percentuale di accesso alla rappresentanza stabilita al 10% per le coalizioni ed al 5% per i singoli partiti, la rimodulazione del listino in maniera tale da obbligare tutti i candidati a correre anche sul proporzionale, il divieto per i candidati non eletti ad ottenere inacarichi di nomina politica negli enti per tutta la durata della legislatura, il limite nel numero di mandati elettorali. Il consigliere Federico ha motivato le scelte considerandole quelle che possono limitare gli assemblamenti di liste eterogenee, gli inciuci, gli accordi sottobanco e per limitare il numero di gruppi politici ‘monocellulari’ in Consiglio regionale, con evidente risaprmio dei costi per la spesa di funzionamento della macchina politica regionale e riduzione degli sperchi, a beneficio della collettività. Il collegio unico, con il calcolo dei seggi del metodo d’Hondt garantirebbe comunque equa distribuzione dei seggi tra le province di Campobasso ed Isernia. Voglio dire la mia. La proposta dei Cinque Stelle è omogenea e coerente con la loro politica e con la loro voglia di viaggiare più o meno da soli, evitando accordi sui grandi temi della politica; lo stesso Federico ha detto che non tratteranno ‘conversioni’ con le altre proposte in campo. Non è una proposta estrema, ma è comunque tale da trovare poca sponda negli altri partiti, almeno sulla suddivione in colleggi locali e, con alcuni, anche sull’eliminazione del voto disgiunto. Personalmente e quasi in solitudine ritengo il voto disgiunto una prova importante di democrazia; vincolare l’elezione del consigliere di riferimento a quella, ben più importante del presidente della Giunta regionale, mi sembra una forzatura della politica sulla libertà di scelta. E’ una posizione personale e non aspetto di fare proseliti sul tema. Le soglie di sbarramento sono eque tra loro, ma quella del 10% per la coalizione a mio parere è troppo bassa, perché anche in un sistema oramai tripolare la possibilità di accedere alla rappresentenza sarebbe garantita con soglie di almeno cinque punti in percentuale superiori. Nutro infine dubbi di legittimità sul divieto di nomina negli enti per chi non è stato eletto, perché non vi sarebbero motivi ostativi e di incompatibilità tali da poterlo permettere, anche se a livello teorico la posizione e le belle intenzioni della proposta sono condivisibili. Apprezzo, infine, la volontà di impedire la proliferazione dei collegi; la proposta, di altri, di crearne addirittura tre, sembra essere motivata dalla volontà di accontentare tutti a scapito della razionalità e del buon senso. La proposta del M5S è articolata e sensata e dimostra buono studio della problematica. Vedremo cosa ne penseranno gli altri partiti.
Stefano Manocchio

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