La UIL batte i pugni anche sulla previdenza. Domani presidio a Roma.

Domani, martedì 15 settembre, a Roma sotto il Ministero dell’Economia in via XX settembre ci sarà anche la UIL molisana.
I Sindacati CGIL, CISL e UIL hanno promosso un presidio per esigere il rispetto della legge 228 del 2012 che ha istituito un fondo a tutela dei lavoratori esodati e per rivendicare una soluzione che risolva in modo definitivo e strutturale questo problema.
Si tratta dei lavoratori che, quando è entrata in vigore la legge Fornero di riforma previdenziale che ha modificato le regole per andare in pensione, avevano i requisiti secondo le vecchie norme ma non secondo le nuove. Nel frattempo avevano già smesso di lavorare o sarebbero cessati di lì a poco. Risultato: non più il lavoro ma non ancora la pensione!
In Molise si è trattato di non molti casi (mentre in Italia si è discusso a lungo di quante centinaia di migliaia di lavoratori fossero), in buona parte risolti con successivi interventi di legge che hanno messo a disposizione i quattrini per sanare la loro posizione e far loro godere la meritata pensione. Alcune migliaia di soggetti in Italia e alcune persone in Molise stavano però attendendo che arrivasse il loro turno, quando invece si sta consumando “lo scippo”.
Non ha dubbi Domenico Proietti, Segretario confederale della UIL che si occupa direttamente di previdenza e fisco: “Bisogna fare la settima salvaguardia per i lavoratori esodati. Le risorse ci sono. Vanno utilizzate quelle risparmiate nelle precedenti salvaguardie. È gravissimo che il Ministro dell’Economia pensi di destinare altrove quelle risorse”. E proprio questo il Sindacato andrà a reclamare sotto le finestre del Ministro Padoan.
“Ma di previdenza si è tornati a parlare, e molto, in queste settimane – evidenzia Tecla Boccardo, leader della UIL molisana – e la nostra mobilitazione serve a dare forza anche alle molte altre richieste del Sindacato ed evidenziare i problemi dei quali il Parlamento sta discutendo e su cui, fino a ieri almeno sembrava, il Governo si riprometteva di intervenire. La Legge Monti‐Fornero sulle pensioni è stata la più gigantesca operazione di cassa fatta sul sistema previdenziale italiano. Sono stati prelevati nel periodo 2012‐2020 circa 80 miliardi di euro. Una manovra economica fatta a danno di lavoratori e pensionati su un sistema giudicato sostenibile da tutte le istituzioni nazionali ed internazionali.”
Bisogna, allora, rimettere mano alla riforma Fornero che ha fissato l’età per andare in pensione troppo in alto, uguale per tutti e rigida. Per la UIL è assolutamente necessario che con la prossima Legge di Stabilità il Governo ed il Parlamento reintroducano la flessibilità di accesso alla pensione. Questo è essenziale sia per ridurre le negative rigidità (non tutti, indipendentemente dal lavoro svolto e dalla massa di contributi versati, si può andare in pensione alla medesima età), sia per riattivare un positivo turn over nel mercato del lavoro a beneficio dei giovani. Una maggiore flessibilità è utile a contrastare anche il fenomeno della perdita di lavoro che colpisce i sessantenni, i quali vengono sempre più espulsi dal mercato del lavoro senza aver però raggiunto i requisiti di pensionamento. Crediamo che si possa prevedere, ad esempio, che i lavoratori e le lavoratrici, al raggiungimento dell’età anagrafica di 62 anni e dell’anzianità contributiva di 35 anni, possano scegliere su base volontaria se accedere al pensionamento.
“La UIL non vuole credere – è sempre Proietti che parla – alle voci circolate in questi giorni sulla stampa di un ulteriore ritardo nella reintroduzione della flessibilità in uscita. Sarebbe letteralmente incredibile se, dopo i ripetuti annunci da parte dello stesso Presidente del Consiglio e del Ministro del Lavoro, ci trovassimo di fronte al protrarsi di iniquità ed ingiustizie alle quali tutti dicono di voler porre rimedio, ma senza che nessuno agisca fattivamente”.
E, quando i lavoratori, avendo accumulato decine di anni di contributi, potranno andare in pensione prima dei 67 anni di età, la UIL è contraria a prevedere penalità che addossino sulle loro spalle ulteriori oneri, così da aggiungere alla beffa, di una riforma che li ha fortemente penalizzati, il danno, di un ulteriore costo a loro spese per poter accedere alla pensione. Abbiamo dimostrato come UIL, con un recente studio, come nel caso di un ricalcolo contributivo tale decurtazione andrebbe dal 10% al 34% dell’assegno previdenziale.
Per raggiungere una vera e più completa flessibilità la UIL ritiene importante che non si agisca solo su età anagrafica e contributi. Va, invece, strutturato un sistema più completo prevedendo meccanismi di uscita dal lavoro flessibili che inseriscano forme di tutoraggio: un lavoratore negli ultimi anni di attività passa a part-time e “insegna il mestiere” ad un giovane che viene assunto e prenderà il suo posto.
Bisogna intervenire anche sugli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti e per tutti i lavoratori esposti all’amianto, eliminando qualsiasi limitazione numerica dei soggetti che possono essere tutelati e rivedendo i criteri di accesso che si sono rivelati eccessivamente stringenti al punto da creare situazioni di oggettiva iniquità.
“Quando il Sindacato pone al centro della sua mobilitazione la previdenza, come dimenticarsi di coloro che in pensione ci sono già? Occorre occuparsi anche degli anziani, che nella nostra regione sono la vera solidarietà, il vero ammortizzatore sociale per famiglie di disoccupati e precari, il solo aiuto per i giovani che studiano o che attendono un’opportunità e una prospettiva di vita.” Tecla Boccardo ricorda come “le loro pensioni hanno di fatto subìto pesanti tagli per la sospensione degli incrementi che di anno in anno registravano l’inflazione e l’andamento dell’economia. C’è voluta la Corte Costituzionale a dire che quei tagli non erano giustificati, ma il Parlamento sta rimediando dando poco a pochi, e comunque a ognuno molto meno di quanto perso in questi anni. Per non parlare degli 80 euro di aumento che altri cittadini hanno avuto appena insediato il governo Renzi: ai pensionati erano stati promessi ma non se ne è vista l’ombra. In questi anni le già basse pensioni molisane sono diventate ancora più indegne”.
Romano Bellissima, Segretario generale della UIL Pensionati, è stato chiaro con il Ministro Poletti incontrato nei giorni scorsi: “chiediamo il diritto a pensioni eque e dignitose, la loro rivalutazione e una indicizzazione in grado di difenderne il potere d’acquisto, vogliamo una riduzione della tassazione sulle pensioni, che oggi è tra le più alte in Europa.” Giustizia sociale, in buona sostanza, e non interventi caritatevoli.

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