Izzo: la magia dell’arte e l’ottusità del potere

castsvUna lezione indimenticabile quella data dagli artisti presenti a San Vincenzo al Volturno. Una giornata iniziata con una nuvolosità minacciosa e con timide goccioline, un meteo preannunciato avverso ma che nulla ha potuto contro la grande sensibilità dei musici, dei fini dicitori, degli attori, dei guitti e di quelli che niente sanno fare, ma emozionarsi sì! E così, Giove pluvio, Eolo e iettatori vari hanno dovuto inchinarsi difronte ad una così consistente prova di rispetto e di amore verso il patrimonio pubblico, bene della collettività, eredità di sconcertate interesse e bellezza quale solo l’area archeologico-architettonica di San Vincenzo al Volturno, almeno per il periodo altomedievale, può vantare in Italia, in Europa e al mondo!

E così, senza neppure una presentazione, subito, in un angolo della recinzione degna del miglior pollaio, Claudio , Luciano e Giovanni, accompagnati da chitarre, mandolini e casse acustiche, hanno richiamato gli assonnati presenti intonando memorabili canti partenopei che per un attimo ci hanno fatto dimenticare quanto di malvagio ci è giunto da lì in queste ore (sorpresa solo per chi in tanti anni ha volutamente ignorato il grave problema), la voce importante ma crudamente roca di Giovanni facevano capire che le ugole non vanno impegnate la mattina presto e sulle rive di un fiume! Ma quest’aspetto ha reso ancora più pregnante la presenza di questi amici per l’occasione, ha dimostrato che quando la cosa pubblica viene bistrattata, tradita non ci sono etichette e impostazioni radical chic di sorta: vengo, ci sono e mi esibisco e al diavolo la puzza sotto al naso! Ma l’atmosfera si era riscaldata, le nuvole avevano già capito l’antifona, per loro non c’era posto.

Posto ce n’era eccome, invece, per i giovanissimi Pasquale, Luca e Giovanni che nel frattempo, dimostrando una dimestichezza da consumati  attori di teatro, senza essere notati, avevano tirato fuori l’organetto, la zampogna e la ciaramella e si erano cimentati in un paio di pezzi bellissimi, trascinando così i presenti tanto da farli muovere a dispetto delle rugginose ossa messe a dura prova dalle ore mattutine e dall’umidità evidente. E mentre questo andava in scena, da lontano si incamminava verso il gruppo eterogeneo e già caldo, il maestro Piero, al momento senza strumenti e sornione, almeno all’apparenza. A volte l’amarezza di alcune considerazioni sulla nostra malconcia regione sembrano scontate ma così non è e Gianni e Catia, leggendo, o meglio recitando, un loro ultimo scritto, “Il Molise non esiste”, ci hanno ricordato che le cose dette e ridette, oltre al fatto che non si dicono e non si ridicono mai abbastanza (vista l’assente reazione di chi detiene la cosa pubblica), si possono riproporre anche in altri modi, senza dimenticare che comunque le dici, non riesci mai a farci l’abitudine, che mai reazioni a queste tristezze sono superflue. I caldi  e affettuosi applausi dei presenti, sotto gli occhi dei passanti-visitatori (accolti ancora una volta dai due custodi a dispetto di una dirigenza vergognosa ed insensibile), introducevano l’arrivo mesto ma non arreso di Mauro, studioso e voce importante, della quale voce, questa volta ha dovuto fare a meno per una bronchite in atto che certamente non ha trovato beneficio sulle rive del fiume! Ma c’era! Grazie! E come poteva mancare l’artista a trecentosessanta gradi, la zampogna col pennello, la chitarra con lo scalpello dell’eclettico Michele, accompagnato dall’amico Andrea, che questa volta lasciata l’amica di sempre (la zampogna) insieme ai suoi strumenti di lavoro (pennelli, colori, materiali ed altro ancora) nella bottega dell’artista, si è concesso, senza preparazione alcuna, duettando sulle note di due brani autografi dal sapore retrò ma di denuncia mai dimenticata, piroettando tra i ’60 e i ’70 in “La storia semm nu” di de gregoriana memoria ma dai contenuti attuali e locali. Dire sorriso sarebbe carino ma riduttivo, risate direi, di gusto e spontanee, ci sono state tirate fuori, nonostante la rabbia scaturita dalle decisioni “schizofreniche” della dirigenza dei beni culturali molisane di chiudere San Vincenzo (ma venderemo cara la pelle), dai giovani e giovanissimi attori, guitti, simpatici, mattacchioni, seri (alla bisogna), attori del Cast, Salvatore, Alessio e Giovanni con una loro esilarante rappresentazione dei problemi più impellenti di noi tutti comuni mortali, sempre alle prese con l’ignoranza (imperante insieme alla presunzione) e con appendici craniche sempre presenti ma sempre degli altri! Silenzioso come non mai, abituato invece alle alzatacce visto il suo amore per la natura, Piero, zitto zitto, dal cilindro ha estratto la sua “Zampogna fatata”, così come l’amico di sempre, Mauro, l’ha definita in una sua pubblicazione anch’essa fatata ed ha intonato melodie che dai luoghi che ci stanno accogliendo hanno visto spiccare il volo verso i territori più vasti e lontani, per portare suoni e sinfonie di delicata e a volte cristiana appartenenza, senza dimenticare che laicamente si può proiettare la propria terra, la propria cultura lontano dai luoghi di culto. Ma Michele, Giovanni, Claudio, Luciano, Andrea, Luca, Pasquale, Gianni e gli altri non si sono accontentati della storia e della musica locale, ripresi gli strumenti si sono accompagnati alla voce e all’armonica di Celeste sulle note di un blues d’oltreoceano, apparentemente lontano dai nostri confini ma vicino al punto di essere legante fra popoli diversi ma uniti da un’emigrazioni devastante e triste per i nostri corregionali del secolo scorso e, purtroppo, anche per tanti giovani d’oggi. Anche William ha fatto registrare la sua corpulenta e sentita presenza. Gli altri amici, solo fisicamente assenti, impegnati da problemi personali, ci hanno accompagnato con i loro messaggi che qui non riportiamo ma che ci piace ricordare venuti da Pierluigi, Lino, Ivana, Lino, Ubaldo, Nicola, Emilia, Luigi, Palmina, Gianluigi, Pasquale, Stefano, Bice, Sabrina, Stefano, Nicola, Michele, il PRC Centro Storico di Isernia, Antonio, Italo e da altri che già so di aver dimenticato ma non cancellato dal mio più sentito ringraziamento. Ma c’erano anche non-artisti come Lucia, commovente compagna di vita e di lotte, Massimo con la sua macchina fotografica pronta a immortalare magistralmente i momenti più significativi, Antonietta e Domenico, fondatori e appassionati studiosi dell’associazione culturale “Circolo della Zampogna” di Scapoli. Ma non finisce qui perché, fuori tempo massimo, con due loro pezzi, nel pomeriggio (idealmente perché avevano confuso il pomeriggio con la mattina!) si sono esibiti Fabrizio e la “Riserva Moac”, rilanciando il messaggio per la bellezza e la cultura. Dunque, gli artisti c’erano, gli amici pure, i visitatori anche, i custodi presenti, i dipendenti allontanati anche, i sindaci di Castel San Vincenzo e di Rocchetta al Volturno, con noi tutto il tempo, l’assessore provinciale Marucci, presente e convinto, l’OML e Nicola Frenza rispondono in modo sentito ogni volta, sembra proprio non manchi nessuno, nemmeno i sindaci dei comuni limitrofi, già presenti qualche giorno fa alla conferenza stampa di protesta. Possiamo ritornare alle nostre case sapendo di aver fatto una cosa buona e giusta. e risaliti in auto, ormai giunti alla fine della nostra missione, di nuovo il cielo si è richiuso, le nuvole, quelle di prima, ancora più minacciose, Eolo in costante aumento ma noi eravamo ormai al riparo dalla nostre coscienze vocate al rispetto della cosa pubblica. Non mancava proprio nessuno eppure un peso, un’angoscia continuava e ancora continua ad opprimermi. Mancava la tutela e la valorizzazione, mancavano gli uomini deputati a questo, mancavano le istituzioni regionali e nazionali dei beni culturali, mancavano con tutte le vergogne del caso. Ma non sarà un caso ricordare a tutti loro che, a dispetto delle loro posizioni, dei loro prestigiosi incarichi, dei loro lautissimi compensi, delle loro colpevoli prese di posizione, su quel luogo di cultura dimenticato dagli addetti ai lavori, gli uomini e le donne di cultura e non, non faranno mancare mai il loro forte sentimento di appartenenza, di amore, di rispetto, di custodia, di tutela, quella che l’ottusità del potere non potrà mai garantire.

Il Segretario Regionale UILBAC Molise

Emilio Izzo

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