Di Clemente: l’Area del matese minacciata dalla cinica legge del profitto

Il PCL Molise ribadisce il proprio appello per un sostegno popolare quanto più ampio possibile ai comitati di lotta dei comuni matesini, che si stanno battendo per la salvaguardia ambientale minacciata dai progetti degli impianti a biomasse. Quello della giunta Frattura, del Pd e satelliti, è un atto di sopraffazione perpetrato in nome della cinica legge del capitale e del profitto, in danno all’ambiente matesino, che calpesta in spregio ad elementari principi democratici la volontà popolare locale. Eppure anche di fronte a tali evidenze, i gruppi regionali di SEL e del PDCI continuano a sostenere la giunta Frattura, pur di rimanere aggrappati al PD ed al potere istituzionale, come fanno del resto in tutta Italia, contraddicendo le ragioni sociali e di classe, che è deputata a rappresentare una forza che si definisce di sinistra o addirittura “comunista”.
Ciò in perfetta continuità con la “politica energetica” della precedente Giunta del PDL di Iorio, che ha fatto del Molise bottino delle multinazionali di settore, eolico selvaggio docet, mettendo a repentaglio le risorse paesaggistiche e storico-culturali dell’intero Molise. Un conto sono i piccoli impianti di biomasse senza grosso impatto, che ad esempio utilizzano scarti locali delle falegnamerie o delle potature boschive, che hanno visto in alcuni comuni italiani ed esteri esempi anche positivi.  Altro è parlare di impianti più grandi, con l’utilizzo una gamma di scarti più ampia,  provenienti da ampi raggi territoriali, che implicano immissioni inquinanti dirette e indotte (traffico viaggi per il trasporto materiali in camion ecc.); esse spesso finiscono anche con l’ampliare le sostanze trattate per ragioni di budget (scarti agricoli, industriali, urbani), sino all’utilizzo per ben altri traffici, anche illeciti di rifiuti (come dimostrano le stesse inchieste giudiziarie su alcuni di tali casi).
Così, invece di sviluppare una progettualità di valorizzazione ambientale ed agricola,  a partire dall’idea del Parco del Matese e dalla coltura del tartufo tanto per citare esempi, si va nella direzione opposta ed incompatibile:  la scelta è dunque sganciata da ogni logica iscritta nell’ordine naturale delle cose, perché l’unica sua bussola è il profitto del capitale, il suo sistema irrazionale, generatore delle follie più assurde. Tanto più quando, come riportano  gli organi di informazione, una delle due società che vorrebbe costruire a Campochiaro, la Civitas, è amministrata dall’ing. Di Domenico, marito della sig.ra Mogavero, segretaria di Giunta e laddove la proprietà faceva capo all’attuale Governatore del PD poi formalmente dismessa.
Ma all’atto di forza che si sta abbattendo sull’ambiente matesino non basta rispondere con le impugnative legali, pur necessarie ed intraprese giustamente dai comitati. Nel sistema della giustizia borghese trovare un giudice che decida in modo serio contro gli interessi forti è pur sempre un eccezionale colpo di fortuna. Ancor di più quando la legge medesima è fatta su misura delle compagnie capitalistiche, che si servono all’uopo dei loro partiti (PD, PDL ecc.)  e delle loro giunte.
Ne deriva che solo una mobilitazione popolare, permanente, e con forme di lotta radicali, potrà fermare lo scempio dell’area matesina e magari potrà rendere più facile anche la vittoria giudiziaria: centinaia di persone che occupano i siti destinati agli impianti in modo da bloccarne la realizzazione,  l’occupazione della sede regionale, per ottenere la revoca in autotutela dei provvedimenti.  Insomma solo una mobilitazione popolare ad oltranza sino al ritiro del progetto può fermare lo scempio, perché a simili prepotenze del capitale e del suo potere politico, necessita contrapporre una forza popolare uguale e contraria.
Il PD ed il PDL molisani, hanno potuto servire gli interessi dei capitalisti dell’energia anche grazie alla privatizzazione del settore energetico, al “far west” dovuto all’assenza di un serio e razionale piano. Il PCL Molise da tempo ha presentato una piattaforma per un piano energetico regionale alternativo, non più concepito nel segreto grigiore di ristretti apparati burocratici.
Ecco perché la sacrosanta battaglia contro gli impianti a biomasse nell’area matesina, oltre ad affermare il nuovo indirizzo dello sviluppo dell’area, centrato sul Parco e sull’agricoltura biologica a Km zero, ben si lega alla rivendicazione di un piano energetico regionale alternativo, a gestione pubblica, sotto il controllo democratico della popolazione e delle comunità locali, che guarda alle effettive esigenze sociali, produttive, ambientali e non al profitto degli speculatori.

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