In riferimento all’audizione svolta in data odierna in seno alla I^ commissione regionale in merito al bilancio regionale 2015 e pluriennale 2015-2017, nonché della proposta sulle disposizioni in materia di entrate e di spesa, la CGIL regionale Molise ha espresso un sostanziale giudizio negativo sia di metodo che di merito.
Di metodo, poichè non è corretto e ne esaustivo inviare alle parti sociali solo qualche giorno prima della discussione finale, i documenti di bilancio chiedendo di esprimere compiutamente un parere ed eventualmente intervenire con proposte. La CGIL chiede formalmente un cambio di impostazione , si ritiene che il coinvolgimento delle stesse parti sociali debba essere preventivo e sostanziale , dando la possibilità concreta di analisi e proposte preventiva.
Di merito, poiché da un’analisi del materiale a disposizione, pur comprendendo che gli enti locali e la stessa Regione hanno subito negli ultimi anni colpevoli tagli da parte del Governo centrale, le pur poche risorse disponibile per gli investimenti, non trovano collocazione diversa rispetto al passato tracciando in tal modo una visione di sviluppo differente per il futuro.
Sul fronte delle entrate, si conferma una scelta sbagliata sia sui ticket sanitari che sulle addizionali IRPEF . In aggiunta, quanto previsto dal bilancio in esame, non contempla nessuna forma di progressività legata al reddito, occorre una rimodulazione della tassazione basata proprio sulla progressività.
Sulle partecipate, il governo regionale si era impegnato ad attivare tavoli di confronto con le stesse OO.SS., oggi appuriamo che su alcune di esse si interviene pesantemente sia per gli aspetti riorganizzativi che di carattere contrattuale senza evidenti risparmi di prospettiva.
Nella premessa di accompagno al bilancio , viene evidenziata una criticità economica strutturale della Regione, da cui si parte per illustrare i limiti di spesa e le necessità dell’ imposte. Tale impostazione, si contrappone fortemente con quanto previsto in tema di pensionamenti per la classe politica regionale .
Fermo restando che la CGIL non ha mai concesso nulla all’antipolitica fine a se stessa, si evidenzia l’enorme criticità che si evince dai documenti in merito ai “vitalizi” e ai requisiti per il pensionamento dei politici regionali .
Si prevede ad esempio, una riduzione dell’età pensionabile , da 65 anni a 60 anni per coloro che abbiano svolto più di una legislatura .
Tale privilegio esula addirittura dalla riforma delle pensioni cosiddetta “Fornero” da noi già contestata, che per tutti i lavoratori ha di fatto innalzato l’età pensionabile con pesanti ripercussioni sulla vita delle persone, intervenendo anche sui lavori usuranti, così come , sarebbe utile comprendere quale siano le voci stipendiali sulla base delle quali si individua la contribuzione valida ai fini pensionistici.