Vertenza stipendi ATM, intervengoo i sindacati

Riceviamo e pubblichiamo

Tutti hanno ascoltato le dichiarazioni rese dal proprietario non proprietario dell’ATM – dichiarazioni che, ovviamente, sembrano confutare le dimostrate lamentele dei dipendenti dell’ATM, quindi cogliamo l’occasione per offrire qualche chiarimento sul punto.
Partiamo dal presupposto che la vittima della situazione non è l’ATM, ma i lavoratori dipendenti, la cui situazione di disagio viene utilizzata contro la Regione Molise, e la Regione medesima.
La decisione di alcuni dipendenti di ricorrere alla Giustizia per ottenere il pagamento dello stipendio – nel corso dei diversi anni di gestione del servizio pubblico trasporti da parte di ATM – è l’unica possibilità per i dipendenti di ottenere “con dignità” il pagamento dello stipendio, in quanto la società ATM – unico caso nel Molise – sono anni che non paga puntualmente lo stipendio, lasciando accumulare anche diversi mesi.
Ma non si tratta di mancanza di fondi – anche perché la Regione, seppur non sempre puntuale, eroga ogni spettanza per il servizio di TPL espletato – quanto più di una prassi aziendale, atteso che costi e spese delle procedure giudiziarie attivate sono sempre e comunque poste a carico della Regione Molise.
A differenza di quanto dichiarato dal Sig. Larivera le spettanze arretrate per i dipendenti non si limitano ad una mensilità e questo per stessa ammissione del “proprietario” della ATM allorquando dichiara che con l’erogazione del TPL di Luglio 2018 l’azienda andrà a coprire la mensilità di maggio e/o giugno ai propri dipendenti.
La domanda allora sorge spontanea: con l’erogazione di maggio e di giugno cosa si è andato a pagare?
Ma la situazione è assai diversa e non si limita al solo pagamento dello stipendio.
E qui l’elenco è infinito e quindi è bene limitarsi solo ad alcuni aspetti, tanto per chiarire le realtà volutamente nascoste dal “proprietario” dell’ATM.
Dal 2014 la ATM non versa le quote mensili di accantonamento Tfr ai fondi di previdenza complementare, e a parte pochi abusivi che hanno intentato procedimenti giudiziari (neanche 1/3 dei dipendenti aderenti ai fondi), per tutti gli altri la posizione previdenziale è pressoché a zero!!!
I contratti unilaterali di mutuo soccorso sottoscritti dai dipendenti seguono la stessa sorte, in busta paga risulta la trattenuta da versarsi quale premio assicurativo mensile, ma, effettivamente, il premio non viene versato in favore delle assicurazioni e, quindi, questa non può rimborsare il cliente delle spese sostenute, anche su questo fronte si è fermi a
diversi anni fà. E le quote sindacali …. stessa sorte!!!!
E le cessioni del quinto per far fronte a pagamenti? il prelievo/trattenuta pure risulta in busta, ma del versamento al creditore nessuna traccia, con tutte le conseguenze che ne possano derivare, tra cui maggiori interessi passivi e nella peggiore delle ipotesi segnalazione al sistema interbancario.
Rispetto a questo la ATM dichiara che ogni 4 mesi di esercizio del TPL matura una mensilità non corrisposta per i dipendenti, 4 in un anno, ma dal 2014 le quote TFR non versate ai fondi di previdenza quanto maturano?
Il costo dei contratti reclamati è di circa 667.000 euro, non 1.200.000 citato (100.000 mensili), inoltre, se ogni 4 mesi si accumula una mensilità arretrata, queste dovrebbero essere tre e non quattro, come affermato.
In realtà, il quadro regolatorio dei compensi per il trasporto è un po’ diverso, si insiste su quanto ritiene di spettanza, ma si dimentica di quanto già percepito e se quanto percepito soddisfa quanto prevede il regolamento europeo per il riconoscimenti degli oneri alle imprese di trasporto.
Analizzando alcune questioni, che sono veri e propri privilegi, si scopre che all’impresa è riconosciuto un utile del 10% garantito, mentre il regolamento europeo prevede la media degli utili delle aziende del settore, ed, in maniera incomprensibile, il ristorno delle imposte sugli utili, cioè si rimborsano anche le tasse. Se tutto ciò non bastasse, si è ancorato il compenso all’inflazione di settore (contrariamente che all’indice d’inflazione programmato, come prevede il D.Lgs n.422/97), il ché appare incomprensibile, perché si premiano le imprese che creano inflazione, dopo le critiche ed il referendum sulla “scala mobile”, abrogata ai lavoratori dipendenti.
Ma sono soprattutto i dati finali che rendono poco credibili tali affermazioni, che il costo del trasporto molisano per residente sia superiore alla media nazionale lo asseriva anche il PRT del 2003. Nel 2012, lo riporta anche lo studio IBL, il costo medio del trasporto a km era sostanzialmente identico a quello della Liguria, con una differenza abissale sul costo del personale, in quanto quello del Molise ha il costo di un terzo inferiore, ed anche una produttività maggiore.
Per non citare i costi sostenuti dall’impresa, c’è qualcuno che fa i controlli? Assolutamente nessuno. Allora, se non ci sono controlli sui costi e sui ricavi dell’azienda, come si fa a sostenere di aver diritto ad ulteriori somme? Che ci siano delle sentenze di primo grado è certo, non è certo che siano giuste.
Inoltre recepiamo che gli oneri per i contratti reclamati sembra siano stati accordati dal vigente assessore, il quale si è prodigato per reperire le risorse mancati per il trasporto, però, senza le dovute verifiche sulle reali necessità.
È lo stesso assessore che sembra negare l’applicazione di una legge dello stato (codice degli appalti) ai dipendenti ATM, cioè l’intervento sostitutivo per il pagamento delle retribuzioni in luogo delle imprese inadempienti.
Infine, un paradosso economico assoluto, la regione paga di più chi esercita più km e di meno le imprese che fanno
meno km, se questo fosse valido, invece di fare il bando per il gestore unico, la regione dovrebbe suddividere i km assegnati alle maggiori imprese e fare tanti bandi di gara per un numero esiguo di km, inferiore a 300.000, ed assegnarli a tante piccole imprese. Ergo, la regione riesce a sovvertire anche le regole di economia.

Le OO.SS.
-Faisa Cisal
-UGL
-Uiltrasporti

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