I tempi della politica sono diversi da quelli della vita; così parlare adesso di elezioni, siano esse comunali o regionali, o ancor meglio politiche, può sembrare e inopportuno per i tempi della vita, mentre per quelli della politica, a dispetto dei tanti mesi che ci separano dal giorno della chiamata alle urne (elettorali), è operazione di ‘routine’ pur nella consapevolezza che il quadro cambierà spesso fino alla data fatidica. C’è una sorta di ‘calma piatta’ sui nomi dei candidati, proprio dopo l’ennesima scorpacciata di gossip; è un po’ come l’onda che dopo essersi increspata s’infrange sugli scogli. Partiamo dalle politiche dicendo che nel centro destra aspirano un po’ tutti alla candidatura, come se fosse il Bengodi. Il presidente della Giunta Regionale la vedrebbe come operazione ‘di riparazione’, nel caso in cui venisse escluso dalla griglia di partenza per le prossime regionali anche se la sua posizione ufficiale è quella di replicare l’esperienza a Palazzo Vitale. Sul punto la pensa un po’ come il compianto Gino Di Bartolomeo, che una volta disse che il sindaco (ma anche il deputato, il senatore o il presidente della Regione) è di fatto ricandidabile almeno per la seconda volta; e se c’è la volontà contraria tocca ai partiti esplicitarla.
Avversari non ne mancano, da Quintino Pallante (sia per lo scranno regionale che per quello nazionale) all’uscente Annaelsa Tartaglione (che però è stata eletta in Puglia e bisognerà vedere se verrà riproposta in quella regione o in Molise), al redivivo (nel senso di tornato sugli scudi) Michele Iorio, fino al fantomatico personaggio della società civile e alla ‘quota rosa’ che tale non viene definita nei discorsi (e lo sarebbe comunque anche la Tartaglione, seppur tale termine venga usato per quelle di prima nomina e non in caso di seconda legislatura); insomma un quadro ancora confuso, secondo i canoni della politica classica.
Passiamo al centro sinistra, che sulle politiche non si esprime, perché deve ancora decidere se correre come coalizione o a ranghi separati tra PD e Movimento 5 Stelle; in quest’ultimo caso sarebbe oramai quasi senza concorrenza la candidatura dell’attuale sindaco di Campobasso, Roberto Gravina, tra i pentastellati, anche se la politica ci ha abituato ai finali a sorpresa. Spostandoci ora al livello regionale, nel PD continuano a trovarsi di fronte al dilemma se seguire le ambizioni di Vittorino Facciolla o di Micaela Fanelli; ambizioni simili e quindi tali da ‘costringere’ la base ad esporsi a favore dell’uno o dell’altra. I due hanno una visione diversa delle alleanze: più spostato vero l’accordo con un centro ampio l’avvocato di San Martino in Pensilis, interessata alla classica alleanza con i Cinque Stelle l’ex-sindaca. Nel secondo caso si tratta anche di capire a chi spetterebbe la candidatura del presidente, atteso che Andrea Greco ha già fatto sapere di non ritenere opportuna una leadership in mano al PD e di essere pronto ad affrontare nuovamente la contesa per lo scranno maggiore alla Regione.
In verità sarebbe nato un terzo fronte interno, di quelli che non vogliono né l’esponente di San Martino in Pensilis, né l’ex-sindaca di Riccia e troveranno difficoltà nel dibattito interno con la rappresentanza dei primi cittadini che, fosse anche solo per una sorta di solidarietà interna, propende per uno dei due ex con la fascia tricolore. Questo terzo gruppo, pur essendo favorevole all’accordo con il Movimento Cinque Stelle, aspetta di valutarne la consistenza; nel mentre avrebbero già fatto intendere di come sia necessaria la ricerca di una personalità di alto profilo per la carica di aspirante governatore, qualcosa di simile alla candidatura passata di De Rita, che poi non si concretizzò appieno. Intorno a questa idea si sono ritrovati esponenti dei DS e della ex-Margherita chiamati a raccolta tra gli altri anche dall’ex-parlamentare Roberto Ruta. Nome quest’ultimo che non esce alla fine per un caso. ‘Last but not least’ quindi ultimo ma non per importanza, il suo nome circola come aspirante alla carica di sindaco di Campobasso, dopo che Gravina lascerà campo aperto ‘spostandosi’ alla Camera dei Deputati, quando e se sarà.
L’avvocato campobassano avrebbe chiamato a raccolta adepti sparsi sul territorio locale, tra amministratori e gente comune per cercare di raccogliere i consensi utili ad un’eventuale elezione a Palazzo San Giorgio e chiudere così la sua altalenante ma pur sempre brillante carriera politica. E’ l’aspirazione di tutti politici di una certa esperienza guidare prima o poi l’amministrazione della propria città e non sfuggono all’idea gli esponenti del capoluogo di regione; questa almeno sembrerebbe la situazione attuale. Il ‘gruppetto’ di Ruta oltre ai suoi amici di partito, raccoglie intellettuali a vario genere e conta di allacciare solidi legami con l’arcipelago di liste e movimenti civici, che in quell’ambiente sembrano proliferare.
Se son rose fioriranno.
Stefano Manocchio