Pensioni, attacchi grossolani nei confronti del sindacato

Nella trattativa in corso sulla previdenza, non mancano i tentativi di disorientare l’opinione pubblica con attacchi grossolani nei confronti del sindacato ritenuto responsabile di una presunta disattenzione verso la platea dei giovani e tutto ripiegato in difesa dei “privilegi” degli anziani.
Una lettura strumentale tesa a screditare il ruolo di rappresentanza delle confederazioni sindacali per agevolare l’azione del Governo che intende innalzare i requisiti anagrafici per accedere alla pensione di vecchiaia a 67 anni portando a 30 anni i contributi previdenziali minimi versati all’INPS.
Pur di aiutare il Governo, gran parte degli organi di informazione aggrediscono il sindacato forzando i termini della trattativa a Palazzo Chigi sulla previdenza, e ignorando volutamente il merito delle questioni oggetto del confronto.
Le aspettative di vita per la prima volta non solo non aumentano ma iniziano a scendere, specie in alcune aree del paese, e continuare a prevedere un innalzamento automatico dell’età delle pensioni di vecchiaia è un doppio errore ed una madornale ingiustizia.
Il tema lavori usuranti e di chi ha cominciato a lavorare a 14 anni merita di essere approfondito con maggiore rispetto verso persone che hanno già dato in termini di sacrifici e di rinunce.
La questione della pensione basata solo sui contributi in applicazione della riforma Dini del 1995 determinerà danni inaccettabili per i giovani di oggi che si ritroveranno con importi ridicoli di poche decine di euro al mese quando matureranno il diritto.
La penalizzazione sistemica delle donne per le quali non è sufficientemente tenuta in considerazione la funzione sociale, il periodo di maternità, il lavoro di cura e le aspettative legate a problematiche familiari socio-assistenziali e/o di studio, non è tema di poco conto.
Non tutti i lavori sono uguali per questo potrebbe essere utile individuare una fascia di uscita flessibile senza costringere le persone a invecchiare sul posto di lavoro nel mentre i giovani arrivano a 40 anni e sono ancora in attesa di un impiego.

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