Ortis/Bene gli Stati Generali per rifondare in meglio il MoVimento, ma sui territori decidano gli attivisti

Sì agli Stati Generali, nella consapevolezza dell’opportunità di una rifondazione del MoVimento 5 Stelle nei propri processi decisionali. Una necessità sentita da più parti e accompagnata dalla volontà di definire una volta per tutte “la nostra visione per il futuro dell’Italia”.


Lo afferma il portavoce al Senato del MoVimento 5 Stelle, Fabrizio Ortis, dopo il voto di giovedì scorso sulla piattaforma Rousseau in merito alla presentazione delle liste alle Elezioni Regionali di Emilia Romagna e Calabria. Un voto che ha sancito la vittoria del no alla pausa di riflessione, con conseguente presenza pentastellata nelle prossime tornate elettorali amministrative.


“La decisione assunta – spiega Ortis – nasce dal presupposto che noi, come MoVimento, mettiamo in campo davanti a tutti le nostre vicende, che siano positive o negative. Viviamo certamente una fase di transizione, siamo al lavoro per raccogliere le migliori idee volte a ridisegnare un grande progetto per il futuro con slancio e passione. Certo è che vanno recuperati alcuni aspetti caratterizzanti: in 10 anni vissuti con l’acceleratore a tavoletta qualcosa può essere sfuggito, ma le conquiste di questi primi 18 mesi di governo, su tutte il reddito di cittadinanza, l’abolizione dei vitalizi e il taglio dei parlamentari, hanno già fatto la storia. Ora vogliamo, pertanto, prefiggerci nuovi ambiziosi obiettivi. Per farlo, abbiamo fatto scegliere alla Rete, com’è nel nostro Dna e come già fatto per altri snodi cruciali – dal contratto di governo all’alleanza col Pd o al caso Diciotti – all’insegna della democrazia più pura”.


“Quando si vota e si sceglie, tuttavia, qualcuno rimane scontento, com’è inevitabile. Sta qui la maturità di noi portavoce: abbiamo le energie, la voglia e il coraggio di provarci nonostante tutto e nonostante tutti. Due considerazioni particolari, però, vanno fatte – conclude il senatore – In primo luogo, le decisioni che attengono i territori vanno lasciate a chi quei territori li vive, agli attivisti impegnati da anni sul campo. Sono loro che devono scegliere se e con chi candidarsi al governo della propria regione. In secondo luogo, chi pensava che il voto sulla piattaforma Rousseau fosse pilotato, è stato sconfessato dai fatti”.

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