Riceviamo e pubblichiamo
La fotografia che l’Istat ha scattato con il report “La corruzione in Italia: il punto di vista delle famiglie”ponendo una serie di quesiti,in una indagine sulla sicurezza dei cittadini per studiare il fenomeno della corruzione, ne esce fuori un’ immagine disastrosa del malcostume, ormai ramificato, nella società italiana.
Infatti sono un milione 742 mila famiglie (il 7,9%) che hanno ricevuto nel corso della vita richieste di denaro, favori, regali o altro, in cambio di servizi e agevolazioni; il 2,7% le ha ricevute negli ultimi tre anni, l’1,2% negli ultimi 12 mesi.
La corruzione ha riguardato innanzitutto: il settore lavorativo(3,2%)ha avuto richiesta di denaro,regali o favori nel momento della ricerca di lavoro,della partecipazione a concorsi o all’avvio di un’attività lavorativa, il 2,7 delle famiglie che hanno fatto domanda di benefici assistenziali (contributi,sussidi,alloggi sociali o popolari,pensioni di invalidità o altri benefici,si stima che abbiano ricevuto una richiesta di denaro o scambi di favori,l’ ambito sanitario con episodi di corruzione che hanno coinvolto il 2,4% delle famiglie necessitanti di visite mediche specialistiche o accertamenti diagnostici, ricoveri o interventi. Le famiglie che si sono rivolte agli uffici pubblici nel 2,1% dei casi hanno avuto richieste di denaro, regali o favori.
Tra le famiglie coinvolte in cause giudiziarie, si stima che il 2,9% abbia avuto nel corso della propria vita una richiesta di denaro, regali o favori da parte, ad esempio, di un giudice, un pubblico ministero, un cancelliere, un avvocato, un testimone o altri.
Richieste di denaro o favori in cambio di facilitazioni da parte di forze dell’ordine o forze armate e nel settore dell’istruzione hanno riguardato rispettivamente l’1% e lo 0,6% delle famiglie.
A livello di territorio il fenomeno tocca il massimo nel Lazio (17,9%) e il minimo nella provincia di Trento (2%) ma con grosse differenze dovute ai settori in cui si verifica la corruzione.
Valori particolarmente elevati si riscontrano in Abruzzo e Puglia (con l’11,5% e l’11% rispettivamente), in Basilicata e in Molise, mentre all’opposto, con i valori più bassi, si collocano alcune regioni del Nord come la provincia autonoma di Bolzano, il Piemonte e la Valle d’Aosta, il Friuli Venezia Giulia e le Marche.
Alfredo Magnifico