Apre il Parlamento, non c’è accordo sulle presidenze

A Montecitorio e Palazzo Madama al via la XVIII legislatura. La partita delle due nomine si intreccia con quella dell’affidamento dell’incarico da parte di Sergio Mattarella e del tentativo di formare un governo. M5s, Lega e Pd: “Votiamo scheda bianca”

di SILVIO BUZZANCA  www.repubblica.it

  A Palazzo Madama e Montecitorio è iniziata la XVIII legislatura. Ma si parte al buio, senza un accordo sul primo atto: le presidenze di Camera e Senato.

Ad aprire la seduta a Palazzo Madama è stato Giorgio Napolitano, che nel suo discorso si è soffermato a commentare i risultati delle ultime consultazioni. “Il partito che aveva guidato tre esecutivi ha subito una drastica sconfitta ed è stato respinto dagli elettori”, ha detto l’ex capo dello Stato, secondo il quale col voto del 4 marzo c’è stato “un vero e proprio spartiacque. Gli elettori hanno premiato straordinariamente le formazioni politiche che hanno espresso posizioni di vera e propria rottura rispetto al passato”, e il risultato dimostra “quanto poco avesse convinto l’autoesaltazione dei risultati ottenuti negli ultimi anni da governi e partiti di maggioranza”.

Lo squilibrio sociale, ha detto il presidente emerito, è stato in grado di “generare la dilagante ribellione nelle regioni meridionali” espressa nel voto. “Sono stati condannati in blocco i circoli dirigenti e i gruppi da tempo stancamente governanti in quelle regioni”.

Napolitano ha sottolineato anche le difficoltà che “nascono dal dato obbiettivo che nessuna delle forze premiate dagli elettori ha conquistato la maggioranza assoluta dei seggi nelle due Camere”, ma ha insistito sul fatto che “occorre comunque corrispondere alle scelte del corpo elettorale e delineare la strada per il prossimo futuro del Paese. E alcuni elementi possono concorrere ad allargare l’orizzonte”. “Per aprire, nell’attuale scenario, nuove prospettive al Paese – ha aggiunto – sono insieme essenziali il rispetto della volontà popolare e il rispetto delle prerogative del Presidente della Repubblica, al quale rivolgo a nome di voi tutti l’espressione calorosa della nostra stima e fiducia”.

A inaugurare la seduta a Montecitorio è stato il presidente provvisorio della Camera, Roberto Giachetti (Pd), che ha ricordato il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, condannando fermamente il nuovo ‘scempio’ fatto alla lapide che ricorda la strage di via Fani (“Sappiano questi individui che quella storia non tornerà mai più”), ad appena un mese da un altro episodio, e l’eccidio delle Fosse Ardeatine.

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