Orsa investita a Rionero Sannitico

Purtroppo una di quelle notizie che non vorremmo mai sentire. Nella serata di ieri, all’ingresso del centro abitato di Rionero Sannitico nell’Alto Volturno, un’autovettura, forse un camion, ha investito ed ucciso un orso. È una grave perdita – afferma in una nota Corradino Guacci dell’Ass. Società Italiana per la Storia della Fauna – – per la residua ed esigua popolazione di orso bruno marsicano, una sottospecie unica al mondo che conta non più di una cinquantina di esemplari.

Ancor più grave se si considera che l’esemplare è una giovane femmina, speranza di futuro per il nucleo appenninico. Dobbiamo entrare nell’ottica che tutto l’Alto Volturno è da considerare territorio di espansione dell’orso e quindi vanno adottate le precauzioni necessarie a consentire che questo splendido animale possa convivere con le attività dell’uomo e tra queste, non ultima, la cautela nel percorrere le strade che lo attraversano. Purtroppo quel tratto di strada, date le caratteristiche, viene percorso a velocità sostenuta dai mezzi che vi transitano e non sembra vengano effettuati particolari controlli in merito.

È di appena quattro giorni fa una encomiabile ordinanza del sindaco di Rionero Sannitico con cui, tra l’altro, si stabiliva “il divieto assoluto di avvicinarsi alla fauna selvatica, in particolare agli orsi, anche con automobili ed altri mezzi di trasporto al fine di evitare e prevenire pericolosi fenomeni di abituazione oltre che per garantire la tranquillità degli stessi e assicurare la pubblica incolumità” Ma non è servita ad evitare questa ennesima tragedia. Purtroppo scompare un campione di patrimonio genetico irrimediabilmente perduto; una futura riproduttrice preziosissima, se si considera che nella popolazione appenninica il rapporto maschi-femmine è a queste ultime sfavorevole.

E a questo proposito la Società Italiana per la Storia della Fauna ribadisce la necessità ormai improrogabile, oltre che intensificare le misure di prevenzione sul territorio atte a favorire la convivenza uomo-orso e a contenere la mortalità di origine antropica, di istituire una banca genetica dell’orso bruno marsicano il cui utilizzo potrà favorire la colonizzazione di nuove aree vocate alla presenza dell’orso. Così come riteniamo necessario riconsiderare, da parte dell’Ente Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, l’ostracismo ad una politica di integrazione alimentare nei periodi di iperfagia che precedono il sopore invernale.

Le situazioni di emergenza si fronteggiano con interventi di emergenza Non è un caso che proprio negli anni, come il corrente, nei quali il cibo in natura scarseggia (ad es. quest’anno manca quasi del tutto la faggiola) aumenta la frequentazione nei paesi da parte degli orsi. Non è da sottovalutare la concorrenza alimentare che oggi viene esercitata dalla consistente presenza di Ungulati (Cervo e cinghiale in particolare), quasi del tutto assenti appena cinquant’anni or sono. Solo in questo modo, favorendo la nascita di altri nuclei vitali al di fuori dell’area del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, potremo sperare di salvare questa eccellenza del nostro Appennino.

In tal senso – conclude Guacci – rivolgiamo una calda sollecitazione al nuovo direttore del PNALM, Luciano Sammarone e al futuro presidente che ci auguriamo possa essere il prof. Giovanni Cannata, la cui alta capacità di lavoro abbiamo avuto modo di apprezzare durate la sua permanenza in Molise e nel suo mandato quale consigliere del Parco.. ( foto di repertorio)

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