La Malattia di Parkinson: al Neuromed si parla delle nuove terapie farmacologiche infusionali

Continuano gli appuntamenti ECM (formazione continua in medicina) all’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli. Domani, 16 dicembre 2014, a partire dalle ore 9:00 presso la Sala Congressi del Parco Tecnologico, l’incontro dal titolo “Good practice nelle terapie della fase avanzata della malattia di Parkinson: terapie farmacologiche infusionali”.Un momento di approfondimento e discussione non sono rivolto a medici ed infermieri, attori principali nella gestione della patologia in fase avanzata, ma anche utile per familiari, amici e cittadini in genere che abbiano interesse a conoscere più da vicino la malattia.L’argomento principale del seminario sarà rivolto alle terapie utilizzate nella fase avanzata del Parkinson, con l’infusione di farmaci quali la Levodopa e l’Apomorfina. Il primo, in particolare, risulta essere il farmaco più utilizzato nel trattamento della patologia tramite una infusione intestinale, grazie alla quale, attraverso un sondino permanente, raggiunge direttamente l’intestino senza passare per lo stomaco.

Verranno quindi approfondite le problematiche inerenti il percorso necessario per il trattamento infusionale a partire dai criteri di selezione del paziente, la fase di test, la gestione del sistema di infusione nel periodo post-operatorio e poi a domicilio da parte dei paziente e delle persone che lo accudiscono. Le complicanze a breve e lungo termine avranno un’attenzione particolare, con l’importanza che riveste un’adeguata gestione infermieristica e fisioterapica,accompagnata da una corretta gestione del paziente sia in ospedale che a casa.Ma non ci sono solo i farmaci nel trattamento di questi pazienti. La visione è più complessa, ed il Neuromed segue questa impostazione rivolta non solo alla malattia, ma all’intera vita del paziente.

“È importante considerare un approccio a 360 gradi del paziente affetto da Parkinson – spiega Nicola Modugno responsabile del Centro per lo Studio e la Cura della malattia di Parkinson del Neuromed e responsabile scientifico dell’ECM – in quanto le sole terapie farmacologiche risultano essere incomplete nell’effetto apportato al paziente. Molti sintomi migliorano ma in diversi casi non in maniera apprezzabile, come accade per il tremore e la rigidità, l’ansia, la depressione, i disturbi del sonno e della deambulazione. Riscontriamo, dunque, un gap tra le cure farmacologiche, riabilitative e chirurgiche e l’effetto sperato dal clinico, dal paziente e dai suoi familiari. Questo enfatizza il cambiamento di vita a cui sono sottoposti i pazienti parkinsoniani, soprattutto se giovani, portandoli a modificare la loro personalità, il loro modo di comportarsi nei confronti della vita, con una conseguente perdita di fiducia nel futuro. L’uomo ed i suoi comportamenti diventano fondamentali. Così, con le terapie legate alla teatro-terapia, sosteniamo il paziente nella ripresa di ciò che pensava perduto: far rinascere quell’empatia del saper stare in mezzo agli altri spesso minata dal Parkinson. In parole povere aiutiamo il paziente a riprendere autostima inserendolo in un contesto dinamico e gioviale. Così gli automatismi di natura psichica e motoria, (quelli che il cervello programma a prescindere dalla volontà come per esempio alzarsi dalla sedia e prendere un oggetto) riprendono a funzionare perché l’approccio teatrale dona una volontà al gesto. È così che il paziente riesce a fare cose che normalmente non è in grado di fare grazie allo strumento della pratica teatrale”.

Una nuova metodologia di gestire il Parkinson che arriva anche a Campobasso con una rappresentazione prevista sabato 3 gennaio 2015, a partire dalle ore 18:00, al Teatro Savoia con “il canto di Natale” di Charles Dickens. L’Associazione ParkinZone Onlus è un’iniziativa che nasce tra Roma e Pozzilli grazie allo straordinario impegno del neurologo Nicola Modugno, coinvolgendo gruppi di pazienti di tre città. La realtà campobassana è quella più giovane, ma finora ha realizzato degli obiettivi importanti, come gli spettacoli teatrali, totalmente autoprodotti, scritti e interpretati dai pazienti, che ogni settimana si mettono in gioco con le attività proposte. Oltre al teatro, gli operatori utilizzano anche altre arti e discipline, come ad esempio il tango e la musica, per stimolare la creatività e la voglia di fare di persone che fino a qualche tempo fa pensavano di non poter avere alcun tipo di controllo del proprio corpo. L’associazione non riceve alcun tipo di finanziamento e fa affidamento esclusivamente sulle proprie forze contando sulla creatività degli operatori e dei volontari, ma soprattutto sulla grande perseveranza delle persone affette da questa patologia. Ecco perché gli eventi rappresentano un’occasione importante per garantire lo svolgimento delle attività annuali.
Per chi volesse saperne di più e volesse assistere allo spettacolo, contattare: Marialuisa Fantilli – – 320.5707836.

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