Varie ed eventuali/ Movimento per l’abolizione del superlativo assoluto


Pietro Colagiovanni

Viviamo in un mondo fatto di limiti da superare o, specie da parte di chi conta, i vip già superati. Con i social questa chiara tendenza del marketing, di proporti modelli perfetti, insuperabili, inimitabili è esplosa. Ed essendo i social fenomeno di massa una tendenza prima riservata ai pubblicitari e a chi confezionava messaggi per la vendita di prodotti/servizi è diventata vita vissuta e condivisa da milioni di persone. Ed è quindi tutto un insopportabile, continuo, fastidioso affollarsi di esperienze, di viaggi, di ristoranti, di musiche, di poesie, di amori, di fratellanze, di amicizie, di colazioni, di paesaggi, di parcheggi, di cani, di gatti, di muretti, di abiti e/o di qualsiasi dannata cosa si possa postare in sequenza: eccezionale, fantastico, sublime, incredibile, “top” seguito con trenta emoji, insuperabile, a volte over the top, imbattibile, unico, splendido, meraviglioso, fenomenale magari accompagnati da dieci punti esclamativi o cinque stelle lucenti.

Un mondo in cui il primo e più antico superlativo assoluto, ottimo, ci fa una figura da cioccolataio, desueto, pallido, poco incisivo. Se si guardano le recensioni di siti popolari e diffusi come Google Maps il 90% delle recensioni di qualsiasi cosa, posti, ristoranti, negozi di ferramenta, bagni e toilette pubblici ha il massimo: cinque stelle. Se si guardano siti di ristoranti o alberghi, come Tripadvisor o Booking le cose non cambiano: il 90% di qualsiasi cosa offre esperienze eccezionali. Ma è davvero così, viviamo in un mondo incantato, perfetto, davvero fantastico? O è una semplice gigantesca opera di marketing che rimbambisce milioni di
persone (probabilmente già predisposte al rimbambimento) che così pensano davvero di vivere esperienze esclusive, incredibili, degne di vite da vip? Io, da vecchio e ormai a riposo esperto di comunicazione, propendo per la seconda ipotesi. E per questo vorrei lanciare un movimento che abroga il superlativo assoluto e le sue derivazioni, anche anglofile o declinate in altri linguaggi, dai manuali di grammatica e sintassi. Ma ho la sensazione di essere anche io vittima di questo strano mondo che ho appena descritto: appena finito di scrivere, infatti, l’idea dell’abrogazione del superlativo mi è sembrata, in effetti, davvero fantastica.

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