Varie ed eventuali/ Il senso dei Sumeri per il giovane italiano

di Pietro Colagiovanni

Tra un pensiero ed un altro, nella confusa routine quotidiana, a volte sorgono suggestioni e soprattutto interrogativi, uno su tutti in particolare: “ma perché?”. Ho due figli adolescenti e seguendone negli anni l’iter scolastico ad un certo punto la domanda “ma perché” è esplosa possente nella mia mente.

L’interrogativo riguarda i programmi scolastici italiani, dalle scuole elementari alle medie sino alle superiori. Chiedo venia se non uso la dicitura corretta che mi sembra sia una specie di scioglilingua del tipo primarie secondarie e/o terziarie del quarto tipo ma io sono uno all’antica. Ebbene in tutti questi anni una cosa mi ha colpito. L’iterazione e l’ossessione su alcuni argomenti fondamentali che, imprescindibilmente, occupano le programmazioni scolastiche dei nostri giovani.

Uno, con un certo sapore esotico, mi ha, poi, colpito più di tutti: i Sumeri. Tutti e due i miei figli hanno studiato in ogni ciclo scolastico questa antica civiltà, una delle culle delle civiltà moderne. Una civiltà dai molti pregi, in primis quello di aver inventato una delle prime forme di scrittura il cuneiforme. Ciononostante l’interrogativo di cui sopra ad un certo punto è risuonato potente: ma perché?

Perché dei giovani italiani nel loro lungo percorso formativo devono almeno tre volte approfondire questa antica civiltà e non conoscere, invece, la storia mondiale del secondo novecento? Se chiedi ad un giovane italiano dove si trova l’Iraq e chi era Saddam Hussein probabilmente non saprà risponderti. Se gli chiedi chi erano i Sumeri e cosa facevano e soprattutto dove si trovavano forse ti risponde. Peccato che grosso modo i luoghi coincidono ma loro sanno tutto di quello che è successo oltre 2000 anni fa, nulla di quello che è successo negli ultimi 50 anni. I nostri giovani sono informati e vengono informati in modo capillare sugli antichi egizi, sui faraoni e sulle piramidi ma se gli chiedi dei conflitti arabo israeliani del secolo scorso, radice degli attuali tragici avvenimenti a Gaza non sanno dirti nulla e nessuno gli ha detto nulla.

Cheope, Tutankhamon e la sua maledizione, Nefertiti e financo Cleopatra vanno bene, Nasser la guerra del Sinai e gli accordi di pace di Camp David sono parole oscure, prive di senso e di significato. Tralascio l’approfondimento sull’Impero romano e sui singoli imperatori perché almeno lì parliamo del nostro territorio, benchè di fatti accaduti 2000 anni fa. Ma non è solo la storia a motivare il “ma perché?”. Prendiamo i Promessi Sposi, romanzo storico ottocentesco relativo ad episodi di due secoli prima. Un romanzo ossessivamente spiegato, studiato, analizzato dalla scuola italiana.

Con tutto il rispetto per Alessandro Manzoni ma la letteratura mondiale e italiana è solo ed esclusivamente questo racconto di un amore contrastato tra due giovani proletari del 1600? Passi per la Divina Commedia, un monumento di genialità e di letteratura, ma i Promessi Sposi perché, e soprattutto perché solo loro o quasi? Il punto è che, per giovani devastati da applicazioni alla Tik Tok, dove non c’è storia, non c’è cultura, ma solo rapidi flash di sesso, bizzarria, fantacalcio e musica (si fa per dire) sincopata questa scuola è inadeguata. Programmi vecchi e polverosi che nessuno cerca di cambiare, di modificare, di innovare. Anche perché un popolo ignorante è più facile da governare. Specie se a governare c’è una massa di ignoranti a loro volta guidati da pochi, questi davvero, però, troppo furbi.

Ps. Sospendo le mie riflessioni per il periodo festivo e riprenderò con l’anno nuovo. A tutti coloro che hanno la bontà di seguirmi e di leggermi sinora vadano i miei sentiti auguri di Buone Feste.

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