SLP Cisl …E se la maternità fosse discriminatoria?

In un periodo tanto importante per una donna come quello in cui si aspetta di dare alla luce una nuova vita, in cui ogni battito, ogni respiro è atto alla creazione di un qualcosa di speciale, ci si può ritrovare a prendere coscienza del fatto che nonostante fossimo nel 2017, ben lontani dagli anni in cui la figura femminile era relegata alla cura del focolare domestico, questa possa essere ancora soggetta a sottili discriminazioni.
Il ruolo della donna, si sa, in una famiglia è fondamentale ma purtroppo, o per fortuna, anche nel mondo lavorativo può dare molto, anzi, ne è il valore aggiunto! In un paese come l’ Italia in cui le nascite diminuiscono di anno in anno, una donna lavoratrice che aspira a fare carriera viene “discriminata” proprio in un momento tanto delicato. E le leggi a tutela della maternità, Chi tutelano in realtà? Le lavoratrici madri o le aziende? E mi chiedo inoltre, perché la meritocrazia femminile deve metterci il doppio ( di tempo e fatica) per essere riconosciuta?
Quando poi, l’odioso comportamento giunge proprio dalla propria azienda, quella che si considera quasi una seconda famiglia, quella che mi rende orgogliosa ogni volta che mia figlia, riconoscendone il logo , mi dice: “ Mamma guarda, dove lavori tu!” allora la delusione e l’amarezza sono ancora più cocenti.
Il dubbio che mi assale è proprio questo: “Una mamma lavoratrice a casa in maternità, perde il diritto a partecipare a colloqui aziendali se questi si tengono durante la sua assenza?” Il mio è un quesito frutto di un’esperienza personale, una ennesima delusione nel non vedere riconosciuti i propri meriti; né quelli guadagnati sul campo con il duro lavoro, né quelli precedentemente conseguiti con una laurea specialistica.
Una lettera di valutazione da parte dell’azienda faceva ben sperare in un giusto riconoscimento che al contrario è stato assegnato ad altri, senza che neppure l’eco di una chiamata sia giunto a chi si asteneva dal lavoro a causa di una gravidanza a rischio lavorativo. E proprio a tal proposito vorrei sottolineare come il “rischio lavorativo” su citato, giunto ben al 4°mese di gestazione, si riferisca ad una mansione che mi vede impegnata in produzione .
La mia più che una “denuncia” vuole essere una richiesta di delucidazioni , che però so già difficilmente giungerà esaustiva. Siamo nell’ era del cambiamento, siamo nel pieno del piano di trasformazione POSTE 2020 in cui tanto si decanta la centralità delle PERSONE di POSTE ITALIANE ma, ritrovarsi in tale situazione, tutto fa pensare tranne che il cambiamento sia reale e soprattutto fattibile.

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