Serve una politica centrata sulla giustizia sociale

In un mondo che parla di pace, le guerre producono nuovi poveri, le crisi internazionali alimentano disuguaglianze, carestie, migrazioni forzate e precarietà economica.

I dati sulla povertà in Italia sono di quelli che, un governo che avesse davvero come missione la cura dell’interesse collettivo di tutta la popolazione, dovrebbe scervellarsi per trovare soluzioni.

Lo ha affermato l’Istat lo scorso 14 ottobre: l’anno scorso le famiglie in povertà assoluta erano 2,2 milioni e gli individui in quella condizione si attestavano a 5,7 milioni, a questi vanno aggiunti quanti si trovano in condizione di povertà relativa: altri 8,7 milioni di individui.

Quasi 15 milioni di cittadine e cittadine si trovano in condizione di deprivazione grave.

L’aumento delle spese per la difesa, legato agli obblighi comunitari, ha prodotto tagli alla spesa sanitaria e sociale nella legge di bilancio.

Ogni guerra è anche una guerra contro i poveri, perché erode risorse pubbliche, toglie spazio al welfare e colpisce i più vulnerabili, non chi decide i conflitti”.

L’Alleanza contro la povertà torna a chiedere con forza una “strategia strutturale contro la povertà, che si fondi su cinque principi irrinunciabili: aumento delle risorse, universalità selettiva delle misure di contrasto, monitoraggio dell’efficacia di queste, analisi della povertà attraverso un tavolo permanente, sostegno alle realtà sociali che ogni giorno affrontano l’emergenza della povertà estrema”.

La speranza è che la legge di bilancio possa essere modificata vuoi dalle critiche della minoranze vuoi dalle critiche interne alla maggioranza; la speranza e l’ottimismo della ragione sono dure a morire.

Alfredo Magnifico

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