Nel 2024, circa 2 milioni di giovani tra i 15 e i 29 anni non studiano né lavorano, rappresentano il 15,2% della popolazione di questa fascia d’età, il dato colloca l’ Italia con le percentuali più elevate in Europa, evidenziando un problema strutturale che richiede interventi urgenti e mirati.
La presenza dei NEET disegna un’Italia a due velocità, nel Mezzogiorno la percentuale raggiunge il 23,3%, più del doppio rispetto al Centro-nord dove si ferma al 10,7%.
La disparità territoriale si riflette anche nel divario di genere: le ragazze sono più colpite dal fenomeno con il 16,6% contro il 13,8% dei coetanei maschi.
La condizione femminile risulta particolarmente critica nelle regioni meridionali, dove spesso le giovani donne si trovano intrappolate in un circolo vizioso di mancanza di opportunità formative e lavorative.
Il fenomeno NEET non rappresenta solo una perdita di capitale umano per il Paese, ma genera conseguenze sociali ed economiche di lungo periodo.
I giovani esclusi dai percorsi formativi e lavorativi rischiano di rimanere ai margini della società, alimentando disuguaglianze e compromettendo le prospettive di crescita economica.
La sfida richiederebbe politiche integrate che combinino formazione professionale, orientamento e creazione di opportunità lavorative, con particolare attenzione alle aree più svantaggiate del territorio nazionale.
Alfredo Magnifico