Lavoro, sempre più precario

Fui invitato a una delle edizioni della Leopolda a Firenze e mi ritrovai con l’on. Vennittelli a discutere di Jobs Act, in quel momento, ancora in servizio in CISL espressi senza se e senza ma tutta la mia perplessità su una legge che non condividevo e continuo a non condividere per gli effetti perversi che ha prodotto.
Oggi pensando alle scelte fatte sul mercato del lavoro ti accorgi che qualcuno ha lavorato a sradicare tutte le certezze costruite in anni di lotta e di durissime trattative sindacali, e ti domandi “non è che i miei vertici hanno contribuito a tutto questo sfacelo”?.
Ero convinto che il mercato del lavoro aveva bisogno di flessibilità e negli anni ottanta in un accordo con le controparti degli alberghi, unitariamente, sottoscrissi un accordo che regolamentava; il lavoratore estra o giornaliero, gli stagionali e i tempi determinati, ma il loro utilizzo era sempre il frutto di continue ed estenuanti trattative.
Avevamo un ufficio di collocamento efficace per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ,abolito, oggi ci si inventa le politiche attive del lavoro.
I recenti dati Istat sul mercato del lavoro fanno riflettere; in un anno gli occupati precari crescono del 13,4%, mentre quelli stabili solo dello 0,4 %, viene fuori che ci si orienta verso obiettivi di flessibilità sempre più alti tesi verso una estremizzazione, tant’è che le offerte di impiego in somministrazione sono salite, rispetto ad un anno fa del 23%.
Lo stesso ministero del lavoro afferma che nel terzo trimestre il 31% dei contratti dura meno di 30 giorni e il 14% tre giorni ,su 2.8 milioni di contratti attivati, circa due milioni sono a termine,90 mila sono co.co.co. 76 mila in apprendistato, 220 mila intermittenti, formazione o inserimento mentre i posti stabili sono poco meno di mezzo milione, il 17% del totale.
Il contratto a tutele crescenti non ha mantenuto le promesse e si avvia in chiusura d’anno ad avere un segno meno, mentre il lavoro a tempo indeterminato tende a restringersi, il tasso di disoccupazione resta stabile all’11,2% rispetto al trimestre precedente ed è diminuito di 0,4 punti in confronto a un anno prima, in conclusione cresce l’occupazione (oltre 23 milioni di occupati in totale) allo stesso tempo, la disoccupazione non cala in maniera significativa è paradossale parlare di crescita senza occupazione stabile.
L’aumento dei contratti precari non ha creato nuova occupazione ,infatti, il tasso occupazione con un più 0,2% si è fermato al 58,1%, tra i più bassi d’Europa.
L’eliminazione della «causale» ai contratti a termine, consente fino a cinque proroghe per 36 mesi, non ha fatto altro che aggravare la situazione.
Questi numeri segnalano una china pericolosa sul piano sociale ed esistenziale, al di là delle prese per i fondelli da parte di tutti i partiti politici non vedo forti ripensamenti, costringere i nostri giovani a vivere dentro un orizzonte di incertezza e di precarietà non aiuta, fino a quando la situazione del lavoro subisce questo degrado sarà ammazzata ogni speranza di vedere un orizzonte roseo.
Papa Francesco nel suo messaggio alla Settimana Sociale dei cattolici italiani (Cagliari 26-29 ottobre) ha affermato che: “il lavoro precario è una ferita aperta per i lavoratori (…). La precarietà totale: questo è immorale! Questo uccide! Uccide la dignità, uccide la salute, uccide la famiglia, uccide la società. Lavoro nero e lavoro precario uccidono”. Questo dovrebbe essere il programma delle organizzazioni sindacali; Si al lavoro, no alla precarietà, Parole da prendere sul serio e farne oggetto della campagna elettorale.
Alfredo Magnifico

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