La situazione in Italia non è delle migliori: 3,8 milioni di persone sottopagate, il 12% degli italiani rinuncia alle cure mediche, la mancanza di personale qualificato costa 21 miliardi
Lavoro e inclusione sociale sono il filo conduttore delle aziende che non delocalizzano, creano lavoro e pagano le tasse in Italia, qui il governo dovrebbe attuare una politica di aiuto per le aziende virtuose e attaccare quelle aziende che per scelta si sono orientate verso i paradisi fiscali.
Uno dei problemi principali è la mancanza di personale qualificato.
Il mismatch-la condizione di disequilibrio tra domanda e offerta di lavoro- mina la competitività delle imprese, costa 1,2% di Pil e 21 miliardi di euro, riguarda le imprese grandi, piccole e micro infatti un’azienda su due non trova le figure di cui necessita.
Le imprese non trovano professionalità, dal sociosanitario all’area tecnico scientifica, dell’agroalimentare al trasporto e ai servizi turistici e culturali, non sarà per caso che i contratti che regolano questi settori prevedono retribuzioni da fame e turni estenuanti per cui la manodopera diventa merce sempre più rara.
Nonostante il Paese cresce e il Pil anche, aumentano le diseguaglianze, infatti, insieme al disagio economico di lavoratori e famiglie, crescono la povertà sanitaria, educativa e abitativa.
Abbiamo 3,8 milioni di lavoratori poveri che ricevono una retribuzione annuale uguale o inferiore ai 6mila euro e oltre tre milioni di lavoratori irregolari o in nero, dove si annida evasione ed elusione fiscale.
Occorre investire e supportare le imprese virtuose che generano lavoro dignitoso, riducendo, ulteriormente, il cuneo fiscale che pesa circa il 10% in più della media Ocse, questo libererebbe nuove risorse per le imprese e lascerebbe più soldi in tasca ai lavoratori con un effetto positivo sui consumi interni depressi dall’inflazione.
Le famiglie in povertà assoluta sono 1,9 milioni, erano 800mila nel 2005: parliamo di 5,6 milioni di persone.
La povertà relativa riguarda invece 2,9 milioni di famiglie e 8,8 milioni di persone.
Preoccupa la povertà educativa: «500mila giovani, più di 11 giovani su 100, nella fascia 18-24 anni, abbandonano i percorsi di formazione senza aver conseguito un titolo di studio.
E’ drammatica la situazione del 12% di italiani che nel 2022 hanno scelto di non curarsi pur avendone bisogno o per risorse economiche scarse o per mancanza di disponibilità economica.
TRE milioni di famiglie vivono nel sovraffollamento e lo indicano come il principale fattore di tensione e di criticità per la propria condizione personale, il fenomeno riguarda 1,8 milioni di famiglie che vivono in affitto, il 35,6% del totale e 1 milione di famiglie proprietarie, circa il 15,2% del totale.
Serve una politica che scenda in mezzo alla gente, analizzi questi dati che periodicamente Ocse,Istat;Caritas rilanciano, si rimbocchi le maniche e faccia un piano di lotta all’evasione fiscale, e al superamento della povertà.
Alfredo Magnifico