I giovani lavoratori più colpiti dallo stress

Dai dati dell’Osservatorio WelFare, creata dal Consiglio nazionale dei giovani con l’obiettivo di guidare le istituzioni in una riflessione sulle criticità legate alla salute mentale, relazionale, sociale, fisica e creativa dei giovani italiani, emerge che circa sei giovani lavoratori su dieci (13%)hanno sofferto di disagi emotivi e fisici sul luogo di lavoro, dovuti, principalmente, a esaurimenti emotivi (sindrome di burnout) o all’estrema pressione associata al carico di richieste di lavoro sui dispositivi mobili personali.

Lo studio è stato avviato per favorire percorsi di prevenzione, informazione e sensibilizzazione, orientati al benessere fisico e mentale delle giovani generazioni.

Secondo il sondaggio, il 20% dei giovani intervistati ritiene sia necessario avere una maggiore flessibilità sugli orari lavorativi, soprattutto, attraverso una gestione del lavoro orientata per obiettivi specifici da raggiungere.

I giovani suggeriscono alcune modalità per aumentare il benessere sul luogo di lavoro attraverso; la promozione di attività di supporto alla gestione delle pressioni quotidiane (19%), di prevenzione al benessere psicofisico (14,1%) e di supporto alla maternità (13,9%).

La vita lavorativa degli under 35 viene caratterizzata pesantemente da ansia, stress e nervosismo, anche a causa della pressione sociale dovuta alle aspettative degli altri, su questo i social hanno avuto un impatto estremo e una grande responsabilità.

Una società basata su record straordinari, crea una pericolosa distopia tra il reale e il percepito, che può portare ad una serie di problematiche di salute mentale.

La paura del giudizio, le aspettative e il senso di inadeguatezza sono tra i principali motivi riportati come cause legate al senso di ansia, così come le incertezze per il proprio futuro e le scadenze impellenti nello studio e nel lavoro, purtroppo, i recenti casi di cronaca ne sono una drammatica testimonianza.

Dall’ indagine risulta ,inoltre, che negli ultimi anni quattro giovani su dieci si sono rivolti a uno psicologo e altri due stanno pensando di contattarlo.

Il 92% dei ragazzi dichiara di avere a scuola, a disposizione, uno sportello psicologico all’interno del proprio istituto ma, allo stesso tempo, il 48% ritiene che la scuola non abbia informato adeguatamente gli studenti sulle opportunità di assistenza psicologica, interne o esterne alla scuola stessa.

Quasi tutti gli studenti delle superiori dichiarano di risentire fortemente dei livelli di pressione del proprio istituto per l’ottenimento di buoni voti, diversi i dati relativi all’università, dove gli sportelli di supporto psicologico sono ridotti rispetto alle scuole, risultando assenti per tre rispondenti su dieci.

La pressione accademica è sentita dagli studenti, in relazione a; un legame negativo con il proprio docente, (50%), al peso di dover socializzare con i compagni di corso per mantenere buone relazioni professionali future mentre l’ansia della competizione accademica, la paura di non realizzare le aspettative dei genitori sono dati minori, presenti in  due ragazzi su dieci.

Alfredo Magnifico

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