Guerra in Ucraina, le ricadute sull’economia/ Francesco Manocchio: “Le prospettive dipendono dalla lunghezza e dalla gravità del conflitto bellico”

di Stefano Manocchio

Le immagini che arrivano dall’Ucraina parlano di devastazione e morte, che purtroppo spesso è il sunto di una guerra e di un’escalation di violenza, che porta a considerare sempre più necessaria la replica di un tavolo di trattative, casomai allargato a figure terze e stimate da ambo le parti in contesa. C’è ancora un aspetto, certamente in questo momento meno considerato rispetto alla drammaticità del conflitto bellico, ma in prospettiva futura ugualmente importante: il riscontro che tutto questo avrà sull’economica mondiale. Geopolitica e macroeconomia spesso vanno a braccetto e sono interconnesse, nel bene e nel male. Allora il primo dubbio: quali ricadute, anche ‘pesanti’ dobbiamo aspettarci, come italiani ed europei, durante e dopo la guerra in Ucraina?

L’impatto economico e politico delle sanzioni

Giorni addietro il capo economista della Bce, Philip Lane, ha ipotizzato vari scenari: il conflitto in Ucraina potrebbe sottrarre lo 0,3%-0,4% alla crescita di quest’anno della zona euro (“scenario intermedio” ), oppure, in ipotesi ‘estrema’ fino a quasi l’1% ; si esclude oramai lo scenario “soft”, cioè senza impatto. Di questo ed altro parleremo in questa intervista con Francesco Manocchio, che certamente può avvantaggiarsi di un punto di vista privilegiato, dall’alto della sua esperienza nel mondo economico e finanziario. Consulente Finanziario da circa 33 anni, è formatore Anasf (l’Associazione Nazionale dei consulenti finanziari) e in quest’ambito dal 2009 si occupa anche del progetto “economic@mente – metti in conto il tuo futuro progetto attivo per le scuole superiori”.

Cerchiamo di capire, se è possibile, come stanno reagendo i mercati internazionali alla guerra in Ucraina.

“Sebbene prevedere gli sviluppi geopolitici oggi  sia un compito impossibile- dice in premessa – questa narrazione ha lo scopo di esprimere le mie opinioni e offrire le basi per capire come impatta la crisi sul contesto macroeconomico e sui mercati globali.
I mercati  stanno reagendo bene nonostante il mini -panico. Facciamo il punto della situazione dal 24 febbraio scorso ad oggi:

a) L’indice Dow Jones  tocca 32.274 punti, livello più basso dell’ultimo anno, il Nasdaq un calo maggiore con una perdita dal massimo di novembre 2021 del 22%; ma il giorno successivo guadagnavano rispettivamente 1800 punti e 1150 ;

b) Commodities. ORO: esplodeva  1.976 crollando il giorno dopo, Argento prezzava 25.67 per poi il giorno dopo ripiombare a 24.00;

c) Il Petrolio superava la soglia di100 dollari per poi scendere il giorno dopo del 10%.
d) Il Grano:  il prezzo è salito a 951, la Soia alle stelle (1.765) per poi venerdì precipitare a 1.585.

Che dire: la guerra esiste e i mercati traballano molto di più dall’attesa delle guerre e dall’incertezza che ne consegue. Pertanto numerosi fattori sono in rapido cambiamento e in costante evoluzione. Vediamo i principali:

a) Revisione delle stime di Crescita: il conflitto peggiora il contesto, per via delle sanzioni preannunciate;
b) Inflazione: se la corsa dei “prezzi dell’energia” aumenta, ad un certo punto passeremo da Inflazione a Deflazione (questa è un’importante sfida politica);
c) Politica monetaria: a seguito della crisi la normalizzazione dei tassi (rialzo) potrebbe subire una pausa”.

Cosa successe ai mercati con la guerra in Bosnia

Come italiani abbiamo una paura in più rispetto agli altri data dalla nostra dipendenza sul piano energetico dalla Russia; la ‘bolletta energetica’ potrebbe diventare molto salata e questo certamente non ci fa dormire sonni tranquilli. Allora la domanda è: è vero che i conflitti bellici, dopo la crisi, o meglio dopo la conclusione degli eventi militari, generano sempre ipotesi di ripesa per l’economia locale ma soprattutto internazionale? In sostanza possiamo sperare in ‘danni limitati’, per poi recuperare? Detto ‘in soldoni’: cosa rischiano particolarmente i risparmiatori italiani? Dovranno cambiare investimenti e come?

Tutte queste domande e dubbi in serie li giriamo al nostro intervistato.

“Le prospettive 2022 dipendono dalla lunghezza e dalla gravità, per ‘prezzare’ una guerra.

Ma quale sarà l’impatto sui mercati finanziari?

Studi delle crisi di mercato da “guerre”, ci hanno dimostrato che storicamente le correzioni del mercato tendono ad essere brevi e vengono recuperate anche in tempi relativamente rapidi. Il conflitto pertanto aumenta i rischi sui mercati e portafogli dei risparmiatori- continua Francesco Manocchio– ma nonostante questa difficoltà, un portafoglio ben diversificato composto da azioni e obbligazioni e altre classi di attivo e stile di gestione e con asset decorrelati, genera un andamento regolare e più difensivo. L’importante è non perdere di vista l’obbiettivo e l’orizzonte temporale e farsi condizionare dalle dinamiche di breve periodo.

A mio avviso ci sono piccoli segnali di stabilizzazione sui mercati indicatori (tipo la volatilità); se cosi è, questo è un momento di acquisti “graduali” sfruttando i prezzi convenienti”.

Un’analisi precisa. Dal punto di vista ‘scoiale’, attenzione all’evoluzione della guerra, certamente, senza cedere all’isteria collettiva che generalmente i conflitti bellici favoriscono nella popolazione. Tra le tante paure del momento, non alimentiamo anche quella del crollo economico.

Questo naturalmente non vuol dire vivere nel mondo delle fiabe, né sottovalutare la portata degli eventi, che sono gravi e preoccupanti, ma solo non farsi travolgere dal panico, che porta sempre a fare scelte sbagliate. Ringrazio Francesco Manocchio per averci fatto entrare nel difficile mondo dell’economia globale, con un’esposizione chiara ed esaustiva delle problematiche trattate.

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