Il film della settimana/ “La bottega degli errori” di Robert Carlyle (Gb)

Pietro Colagiovanni *

Esordio alla regia di Robert Carlyle, l’indimeticabile Bigbie di Trainspotting, è un thriller-poliziesco a tratti surreale ambientato a Glasgow, in Scozia. Narra le incrediboli vicissitudini di un barbiere (interpretato da Carlyle stesso) di periferia, dalla vita grigia e grama. Il film è tratto dal libro omonimo dell’autore scozzese Douglas Lindsay.

Barney è chiuso, taciturno, scontroso, non è apprezzato nel suo lavoro, vive con la svalvolata madre (interpretata da una magistrale Emma Thompson), non ha amori e tutta la sua vita è racchiusa nel salone in cui ormai è stato relegato ad un ruolo marginale. Eppure lui si sente davvero un grande barbiere, uno dei migliori, peccato solo che gli altri non riescano a capirlo. Nel frattempo la Scozia è alle prese con un serial killer che manda pezzi delle sue vittime ai parenti tramite pacchi postali.

Ad un certo punto la sua vita grama trova una svolta, ancora più grama, quando il proprietario gli comunica il licenziamento. Nel tentativo di blandirlo e cercare di farlo tornare sui suoi passi per sbaglio gli conficca un paio di forbici nel cuore. Il proprietario muore. Non sapendo cosa fare mette il cadavere in macchina ma la madre lo scopre. Risoluta, lo aiuta a nascondere quanto accaduto mentre la polizia ed il roccioso detective Holdall (un Roy Winstone incredibile) si mettono sui suoi passi.

Il resto della trama è un susseguirsi di incredibili colpi di scena, coincidenze, sovrapporsi di storie sino ad un finale improbabile e cruento con catarsi finale. I richiami evidenti sono allo stesso Trainspotting, con dialoghi alla Irvine Welsh e ambientazione nella periferia degradata di una città scozzese, e a Quentin Tarantino tra Le Iene e Pulp Fiction.

Suggestioni che il film non riesce sempre ad emulare. Ma Carlyle è bravo a dare ritmo all’opera che scorre via gradevolmente e in modo coinvolgente. Il merito è da ascrivere a Carlyle stesso, sempre grande come attore, ai citati e strepitosi Emma Thompons e Roy Winstone ed in generale ad un gruppo di caratteristi di alto livello.

La scuola di interpretazione inglese, di chiara matrice teatrale, probabilmente è la migliore al mondo, e funziona come un orologio sia nelle produzioni televisive (basti pensare all’ispettore Barnaby) sia in quelle cinematografiche.E funziona anche qui, permettendo a questo esordio di superare con tranquillità la sufficienza nel giudizio e a garantire allo spettatore un’ora e mezzo di buon intrattenimento.

Voto 3,375/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

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