vengoconquestamiaadirvi/Quest’anno niente porcello, ma che bello, ma che bello. Ma anche no!

La neve ci fa un attimo, sempre ed in ogni caso, tornare un attimo bambini. Poi ci passa e prendiamo la pala per spalare e per andare al lavoro tra non certo tanta allegria. Proprio per questo ho voluto mettere questa mia foto, scattata davanti casa mia con il telefonino durante la neve del 2012.


La mia allegria da bambino della neve coincideva, come periodo, con l’uccisione del maiale, era una festa, la festa del maiale. Si salutava, con l’uccisione del maiale l’abbondanza (la grascia) che entrava in casa con estrema allegria, a dire il vero il festeggiare l’abbondanza era un vecchio retaggio degli anni passati, quelli della guerra, dove veramente di cose belle ne avevano oche. La festa del maiale che si faceva in occasione della “dipartita”, assumeva vari aspetti secondo i casi e le appartenenze. Si narra, addirittura, di serata danzanti all’interno di capannoni agricoli, con tanto di orchestrina ingaggiata apposta. Era uno dei momenti dell’anno in cui ci si riuniva con amici e parenti per stare una giornata insieme spensieratamente.


I numeri della festa del maiale: erano dalle tre alle sei persone addette alla macellazione, e le alle volte anche oltre le trenta persone a tavola per festeggiare “l’evento”.
In ogni caso la “dipartita” del maiale nella cultura contadina ha sempre rappresentato qualcosa di veramente importante. Ovviamente con il passare del tempo la “devozione” al maiale si è un attimo allentata, anche a causa del colesterolo che non è certo assente nella carne del suino. Colesterolo che difficilmente riesce a “fare scopa” con la sedentarietà dei nostri giorni.


Quest’anno l’uccisione del maiale sta facendo “scopa” con la pandemia e quindi è stata emessa un’ordinanza da parte del presidente della Giunta Regionale che vieta l’uccisione domestica del maiale. Sembra che ci sia stata una crescita sproposita di contagi proprio in occasione delle uccisioni dei maiali. Infatti, come dicevo, l’uccisione del maiale comporta la presenza di più persone e quindi la “comunione” in questi periodi non è cosa buona.

Veniamo al problema: esiste un altro ungulato che vive stabilmente sulle nostre provincie e quindi sulla terra di Contado di Molise ed è il famigerato e tanto “schioppetato” cinghiale. Maiale e cinghiale sono dei suini ed hanno delle somiglianze estreme, al punto che qualche cittadino magari residente in via Monte Napoleone a Milano potrebbe anche scambiare il cinghiale con un porcello della cinta senese, ca sempe nire è. Dove voglio parare? Adesso ve lo spiego, anche se non sono Gigio Donnarumma, eccelso n. 1 Italiano.


Dunque: una volta deceduto il maiale deve essere lavorato, e c’è bisogno di più persone per farlo, visto che non tutti sono macellai di professione. Ordunque: la “trafila di lavorazione” per maiale e cinghiale è praticamente la stessa. Se in un giorno una squadra di cacciatori abbatte sette cinghiali, cosa onestamente non rara, ci vorranno poi delle persone che nel pomeriggio provvederanno a lavorare il cinghiale come avrebbero fatto con un maiale, eccezion fatta per la scuoiatura che non si fa per il maiale.

Tutto il resto è uguale uguale, e quasi sicuramente, non viene nemmeno fatto tra congiunti non credo che in una sola famiglia ci possano essere sei sette fratelli dediti alla caccia del cinghiale. Eppure la caccia al cinghiale non è stata vietata, anzi è stata prolungata, come fanno ogni anno, sino al 31 ottobre.

Non sono contro la caccia, soprattutto contro quella al cinghiale, animale ungulato che tanto danno porta agli agricoltori ed anche agli automobilisti, ma mi piacerebbe che nella società moderna e democratica ci fossero parità di trattamenti.


Non voglio pensare ad una lobby dei cacciatori, li vedo come persone normali che decidono di passare una giornata in mezzo alla natura, ma non mi sembra giusto penalizzare i contadini che hanno cresciuto il porcello per un anno intero.

La cosa “bella” è che scatteranno, dovranno scattare per forza, i controlli sul rispetto delle regole della salvaguardia del porcello. Campobasso ha oltre settecento chilometri di strade comunali e vicinali che attraversano e collegano le campagne alla città, non oso immaginare quanti ce ne siano in tutto il Molise. Ce lo faranno sapere i Carabinieri Forestali che le dovranno percorrere alla ricerca del porcello ammazzato di contrabbando.

Ai posteri l’ardua sentenza, ai cacciatori il voto a chi li ha messi in condizione di poter continuare l’attività venatoria in piena pandemia.

Non saprei proprio cosa dire, quindi vi saluto con immenso gusto ed immutata stima con il solito: statevi arrivederci.
Franco di Biase

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