Politiche 2018/ quale sarà il responso delle urne?

Mancano poche ore all’apertura dei seggi dove si decreterà purtroppo a notte fonda, visto che i seggi chiuderanno alle 23, il successo o l’insuccesso di chi ha governato in questi cinque anni il Paese. Cinque anni di colpi di scena, cinque anni in cui gli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita della Nazione sono stati influenzati per buona parte dalle decisioni prese nei palazzi della politica.

Cinque anni che, domenica 4 marzo 2018, saranno la cartina di tornasole sia del buono che della cattiva amministrazione della cosa pubblica, uno dei punti della campagna elettorale. La quale, almeno in Molise, è stata alquanto in sordina, prova ne sia l’esiguità finanche dei manifesti affissi sui cartelloni stradali, nonostante i dibattiti televisivi che hanno vivacizzato i talk-show, tant’è che gli Italiani, molisani compresi, non hanno dimostrato troppa attenzione ed entusiasmo a quanto sia i candidati sia i leader dei partiti hanno cercato di far passare come attività positiva di un quinquennio alquanto burrascoso.

Campagna elettorale che si chiude in sordina negli Hotel, o altri luoghi, e non nelle piazze come un tempo, che ha mostrato come la disaffezione verso la politica è palese. Un sentimento che sicuramente si ripercuoterà all’atto del responso che, ci auguriamo, non sarà il solito “minestrone” insipido che costringe a dover “ricucinare” il tutto. Evenienza che si sta palesando sempre più, visto che se non si dovesse raggiungere il quorum saremo costretti a recarci nuovamente alle urne per fare altre scelte. Evenienza che, a dirla tutta, sarebbe da evitare altrimenti è la dimostrazione che l’indecisionismo, senza contare l’astensionismo, ma questo è un capitolo a se stante, domina su tutto e tutti.

Uno slogan pubblicitario diceva:meditate gente, meditate, perché solo meditando ma soprattutto ponderando si fanno le scelte idonee, scongiurando in questo modo il caos che si potrebbe, usiamo il condizionale, anche se molti dicono che è una certezza, verificare e allora, usando un altro detto: buona notte ai sonatori, con una variante però: da sonatori che siamo noi cittadini dell’Italietta tagliata a metà dal maltempo, o vituperata dagli scandali o dai fatti di cronaca, siamo divenuti suonati a tutti gli effetti.

Condizione decisamente scoraggiante perché indica che “la stagion dei fichi” detto toscano ha prodotto frutti immangiabili perché marci e gonfi di acqua. Suonati da chi non ha alcuna cognizione di lettura della musica che, nella fattispecie è stata vergata su di un pentagramma su cui, è difficile riportare le note giuste, almeno che non lo si voglia. Suonati anzi rintronati dall’assordante disarmonia delle voci non più univoche che, costringe, a tapparsi le orecchie se non si vuol divenire sordi, anche se in alcuni casi la sordità fa comodo. Suonati, sempre suonati, fortissimamente suonati, rubiamo un affermazione con variante di Vittorio Alfieri a cui accostiamo una non meno importante: da capo banda rischiamo di divenire suonatori di piattini, il che ci renderebbe ancora di più inermi nei confronti dei tanti affabulatori che popolano l’intero parterre politico di cui faremo molto volentieri meno.
di Massimo Dalla Torre

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