Lettera in redazione/Campobasso, il vandalismo urbano e la mancanza di regole: il lupo perde il pelo, ma non il vizio

Riceviamo e pubblichiamo
Non c’è che dire: la mancanza di rispetto del Bene Comune fa parte del nostro DNA di campobassani. Possono cambiare le amministrazioni, ma rimane un leitmotiv costante, noioso e disturbante.


A seguito dell’intitolazione della villetta in via Ugo Petrella al maggiore Di Lisio, mi sarei aspettato una decisa iniziativa volta non solo al ripristino del suo decoro, ma anche alla fissazione di un sistema di regole che imponga il divieto di circolazione con bicicli o altri mezzi e sanzioni in caso di violazioni, anche perché si parla di un’area di pochi metri quadrati. E invece ecco scorrazzare sulle bici i soliti gruppi di adolescenti abbandonati a se stessi, vergini del concetto di regole e di rispetto della cosa pubblica, sfacciati quando si muovono nel branco, ma insicuri e balbettanti quando sono da soli. Qualcuno, più fantasioso, mostra tutta la potenza dei suoi neuroni attraverso prodezze a due ruote sulle aiuole. O anche con qualche albero, visto che uno, alla pari di un’essenza in viale Elena prontamente ripiantata, è stato divelto.


Possiamo anche citare la villa del Municipio, decisamente più varia in quanto ad offerta ludica, perché alle prodezze ciclistiche unisce quelle calcistiche e legate al mondo del pattinaggio.


Con un condimento davvero speciale in Villa Musenga, dove ci si cimenta, nonostante l’età avanzata, in rocambolesche giravolte sulle giostrine destinate a ben altri pesi ed età, o si tenta di dimostrare le proprie capacità atletiche sulle altalene. La zona, già di per sé violentata dalla scelta totalmente inopportuna di un’area giochi che poteva essere benissimo installata altrove e che ha visto spiantare molti alberi nonché morire progressivamente altri, è tra le più depredate della città in termini di decoro.


Un giorno ascoltai l’intervista di una emittente locale ad un bambino: gli si chiedeva se avesse voluto più parchi pubblici come villa del Municipio in cui poter giocare. Ho pensato: ma questi bambini un parco davanti casa non ce l’hanno? Forse no, perché la cementificazione selvaggia che sta stritolando il capoluogo non progetta, a differenza di altre città, aree attrezzate in corrispondenza dei condomini, ma fa semplicemente sorgere palazzoni senz’anima che obbligano i ragazzi a cercarsi altre zone in cui giocare. Un esempio su tutti: l’obbrobrio costruito in via Conte Verde che ha visto l’abbattimento di decine di conifere in perfetta salute.


Se fate un giro a tarda notte in pieno centro, vedrete che è terra di nessuno. Plaudo ai controlli antidroga fatti in modo serrato, ma invito tanto l’amministrazione quanto le forze dell’ordine a stilare un piano di controlli costanti del territorio e ad emanare un sistema di sanzioni che distolgano i malcapitati -gli stessi che sono stati capaci di svellere una panchina piantata con dei bulloni!- dalle loro gesta insane.


Si ripristinerà, dicono, l’educazione civica nelle scuole, dopo decenni di inutili perplessità da parte di una certa “intellighenzia” orientata politicamente verso una certa direzione e sempre imbarazzata verso i concetti di “regole” e “punizioni”: ben venga, ma si faccia in modo che chi dovrà proporre questa nobilissima materia sia il primo convinto di ciò che spiegherà agli alunni, il primo ad indignarsi o a denunciare se sa di qualcuno che infrange il vetro di una pensilina di un autobus, urina in pieno centro o usa la bici sulle aiuole, come è capitato a me.


Visti i silenzi di cui la città si sta rendendo protagonista e colpevole, non nutro grandi speranze.
Dicevano i nostri illustri antenati: “Vulpem pilum mutare, non mores”.
Massimiliano Carli Bentivoglio

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