Ambrosio: giace nei cassetti del Comune il “Codice etico” degli amministratori, mai approvato

I recenti fatti di cronaca di “Mafia Capitale” ripropongono con forza la necessità di intervenire con fatti ed atti concreti al di là delle enunciazioni di principio e dei buoni propositi che svaniscono una volta spenti i riflettori della stampa e dell’opinione pubblica. Compito degli amministratori pubblici è quello di andare oltre i vincoli disposti dalle leggi, approvando regole e codici etici ancora più stringenti delle norme stesse ad evitare che si possa ingenerare persino il sospetto e la sfiducia dei cittadini, a garanzia dell’imparzialità dell’azione amministrativa in settori delicati. Da oltre 18 mesi, ad esempio, giace nei cassetti della commissione Statuto, la proposta di adozione del codice etico degli amministratori da me presentato nel lontano marzo 2013 e schivato dalla discussione come il diavolo evita l’acqua santa.
La vigente normativa prevede l’obbligo per tutti gli amministratori di astensione dalla discussione e dalla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado prescrivendo, in materia di urbanistica, l’obbligo per gli assessori competenti in materia di urbanistica, edilizia privata e pubblica di non esercitare l’attività lavorativa professionale nel territorio da essi amministrato. Ma ciò, a parere dello scrivente, non è sufficiente. Occorre estendere tali princìpi anche a tutti gli organismi politico/istituzionali, come ad esempio le commissioni consiliari permanenti ed in particolare quelle competenti in materia di “lavori pubblici” e di “urbanistica”applicando la norma a tutte quelle fattispecie che, sebbene legittime, possano potenzialmente generare conflitto di interessi diretto o indiretto. Da ciò l’interrogazione presentata al sindaco e la proposta portata alla attenzione della commissione Statuto, di integrare il disciplinare del funzionamento delle commissioni consiliari inserendo la incompatibilità di nomina a presidente e vicepresidente, dei due suddetti organismi istituzionali, di quei consiglieri che per professione diretta, contiguità lavorativa, appartenenza di categoria, potrebbero avere potenziali conflitti con le materie di competenza delle due commissioni.
Consigliere Michele Ambrosio

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