Statuto dei lavoratori: 45 anni di civiltà sociale, libertà e diritti

Nella storia nazionale assume particolare rilievo la data del 20 maggio 1970 per l’approvazione della legge n. 300 meglio conosciuta come Statuto dei Diritti dei Lavoratori.  A 45 anni di distanza giova ribadire il valore di una norma di principio che ha garantito l’affermazione della civiltà del lavoro attraverso il riconoscimento delle libertà sindacali e dei diritti democratici sanciti dalla Carta Costituzionale. Diversi storici e saggisti, non a caso, hanno scritto che grazie allo Statuto dei Lavoratori la Costituzione entrò nelle fabbriche. Per milioni di italiani la legge n.300/70 ha rappresentato una conquista sociale straordinaria giunta dopo decenni di lotte e di aspre mobilitazioni. Per l’Italia Meridionale e per il Molise lo Statuto dei Diritti dei Lavoratori ha garantito l’estensione degli spazi democratici, delle libertà politiche e delle rivendicazioni sindacali contribuendo  in maniera decisiva all’emancipazione e riscatto di ampi strati popolari.
In una fase in cui sussiste il rischio di un pericoloso arretramento normativo nelle materie del Welfare e nella considerazione del ruolo della rappresentanza del mondo del lavoro, non è scontato soffermarsi sul significato di un provvedimento che assegnò il culmine delle conquiste  dell’Autunno caldo e il punto di partenza per cogliere altri rilevanti obiettivi quali la legge sulla protezione sul lavoro delle donne, le leggi sul divorzio e sull’interruzione di gravidanza, la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, la legge Basaglia e tante altre norme di civiltà rincorse vanamente dal dopoguerra.
Oggi si assiste alla spoliazione progressiva delle conquiste di quel periodo con un rovesciamento culturale che ha annichilito il valore del salario differito e ridotto a concetti ragionieristici i temi in cui si pone il diritto alla cittadinanza universale di ogni essere umano.
La tutela della salute, la scuola o ogni altra questione di dignità della persona è approcciato sulla base degli indicatori di popolazione o con la logica dei soli costi e ricavi. Per questo è importante valorizzare la vivacità delle confederazioni sindacali che in questi giorni hanno promosso manifestazioni tematiche di spessore con Susanna Camusso la CGIL, con il seminario odierno all’Università la CISL e con il convegno della UIL sull’arte, la musica ed il futuro del Conservatorio Perosi.
La visione generale della società e dei problemi ci fa apprezzare la scelta del Governo sulla restituzione dell’indicizzazione sulle pensioni a 4 milioni di persone con i redditi più bassi e ci lascia esterrefatti al cospetto di tagli alla sanità e alla scuola di territori piccoli, aree svantaggiate e zone interne. Dalla crisi si esce insieme ispirandosi ai principi di una stagione sindacale in cui centinaia di migliaia di operai del Nord scioperavano per lo sviluppo ed il lavoro del Sud.
Quello spirito solidale merita di essere ricordato perché da quelle lotte sociali venne fuori lo Statuto dei Lavoratori e una politica per il Mezzogiorno che consentì al Molise di archiviare la propria arretratezza ed entrare a pieno titolo nella modernità.

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