‘Gli spaesati’ è il libro di Angelo Ferracuti che ha fatto da filo conduttore nella terza giornata del festival ‘Rocciamorgia’, ambientata a Trivento, per ricordare il grande terremoto dell’Italia centrale del 24 agosto 2016.
Il libro, come è stato spiegato da Alessandro La Noce, nasce da una collaborazione tra l’autore e il fotografo Giovanni Marrozzini, le cui foto rafforzano i contenuti scritti da Ferracuti. I racconti presenti nel libro partono da ciò che lo stesso autore aveva scritto per ‘Il Manifesto’, il giornale con cui collaborava, e da ciò è riuscito a mettere a fuoco la condizione umana in un determinato momento della storia.
L’autore del libro – in collegamento telefonico – ha spiegato che ciò che racconta è la normale quotidianità di chi ha perso tutto, di chi ha subito un trauma e di chi è stato ‘deportato’ dal proprio paese. Dalle parole ed espressioni delle perone che ha incontrato in quei luoghi colpiti dal sisma, Ferracuti mette in evidenza la condizione umana di chi non ha più nulla e di come molto spesso si perde anche il senso di comunità.
Come è stato spiegato da La Noce il lavoro di Ferracuti è stato reso possibile con il supporto di Spi Cgil. Grazie al sindacato, infatti, lo scrittore è riuscito ad arrivare in quei luoghi lasciati fuori dai mezzi di comunicazione ed è così arrivato a testimoniare il mutamento dell’identità che si costruisce andando a scovare in quell’intimità che troppo spesso non viene raccontata.
Un’attenzione particolare viene data anche alla perdita del lavoro e alla volontà di voler mantenere alcuni mestieri, ma attenzione anche a chi vive in un senso di precarietà che non è vita.
Si è poi proseguita la narrazione attraverso la musica. Con i canti di Susanna Buffo, accompagnata da Giuseppe Spedino Moffa, si è percorso un viaggio nelle quattro regioni del terremoto, Umbria, Marche, Abruzzo e Lazio con canti popolari con storie di tradizioni, di vita, di amori e di lavoro.
A concludere la serata la rappresentazione teatrale ‘A quel Paese’ di Eduarda Iscaro, una pièce teatrale che si ispira ai paesi dell’Appennino così come sono oggi, gente che va via, ragazzi che si spostano perché non c’è lavoro e chi torna dopo tanti anni dopo essere stati per molto tempo fuori o persone che hanno deciso di restare e che sono rimaste chiuse nel loro microcosmo senza aprirsi con l’esterno. Una carrellata di personaggi tutti ispirati a persone reali che vivono in quei paesi delle aree interne dell’Italia, che continuano a spopolarsi.
Un momento della giornata è stato dedicato al ricordo di un uomo di cultura di Trivento, Vincenzo Scarano, morto prematuramente tra i suoi libri. Scarano ha sempre lavorato affinché si costruisse cultura. Un invito è stato lanciato dal direttore artistico di ‘Rocciamorgia’, Antonio Seibusi, per riconoscere il giusto merito a Vincenzo, attraverso l’esposizione dei suoi libri che potrebbero essere considerati patrimonio culturale di grande valore.