Il 4 luglio si è tenuta la Direzione del PD. Per comprendere il dibattito legato al posizionamento del Partito rispetto al Referendum Costituzionale, vero spartiacque per governo del Paese e Congresso del PD, ritengo sia necessario avere chiare le posizioni contraddistinte presenti oggi nel Partito Democratico e come queste siano declinate sul territorio. La maggioranza (Renziani, Giovani turchi, Sinistra è cambiamento, LabDem) sono convintamente sul SI. Le minoranze (SinistraDem, Sinistra Riformista, ReteDem) non hanno ancora trovato m una sintesi tra chi avendo contestato le scelte del Governo è per il NO e chi è per il SI.
Per quanto riguarda la SinistraDem – Campo Aperto, area che vede Gianni Cuperlo come presidente, la linea politica rispetto al referendum costituzionale la si sta definendo con un percorso faticoso di intenso confronto tra i parlamentari e i territori.
In qualità di Coordinatore SinistraDem Molise e profondo sostenitore del NO (per ragionamenti di merito per quanto riguarda la riforma e di tipo politici per considerazioni più generali) ho espresso a Bologna, durante l’assemblea nazionale della SinistraDem, – Nicola Palombo, Coordinatore SinistraDem Molise e Assemblea Nazionale PD- la necessità di portare tutta l’area sulle posizioni del NO, provando a spiegare i motivi: “Allora data per condivisa l’analisi, preso atto del fallimento del Partito della Nazione e che le uniche soddisfazioni della nostra parte avvengono quando si riorganizza un campo largo e inclusivo di un aggregato di centro Sinistra (vedi Bologna, Milano e Cagliari), se volete che parta dall’ulivismo, per entrare però pienamente in un nuovo modo di concepire i bisogni dei più deboli, dei disillusi che per rabbia si rivolgono agli estremisti e ai populisti, dei sopraffatti, in poche parole per fare quello che dalle nostre parti chiamiamo Sinistra, allora dato per assodato tutto ciò, penso sia arrivato il punto, il momento in cui decidiamo in quale prospettiva vogliamo mettere la nostra azione politica al referendum e quindi anche al congresso. Questo passaggio è cruciale se vogliamo recuperare la strada persa, se vogliamo intraprendere un’inversione di marcia rispetto la direzione intrapresa, e se vogliamo, come sempre ci siamo detti, essere alternativi e non subalterni alle attuali politiche, dobbiamo assolutamente risolvere la questione di come affrontiamo il referendum.
Lo dobbiamo fare perché lì c’è non solo la questione democratica, ma anche la questione sociale, lì c’è il modo in cui teniamo insieme il popolo della Sinistra, una sinistra politica, sociale e sindacale. Bene la posizione che assumeremo sull’Italicum, ma non confondiamo una legge ordinaria dello Stato con una riforma della Carta Costituzionale. E aggiungo, se il combinato disposto delle due riforme produce conseguenze nefaste, ciò non vuol dire al contrario che se aggiustassimo il tiro su una riforma, l’altra che ora giudichiamo sbagliata, diventi di colpo giusta. Io ve lo dico chiaramente, non esisterà modo per tenere unito il fronte della Sinistra e affrontare il Congresso con una vera alternativa al renzismo, se non diremo chiaramente NO a questa riforma costituzionale. Davvero pensiamo che esisterà una tesi congressuale più potente della Costituzione? Io credo di no. Credo al contrario che dobbiamo saper tenere unito e guidare a Sinistra quello che sarà il Partito della Costituzione, non ripetendo gli errori fatti nel 2006, quando la Sinistra non seppe far tesoro dei 16 milioni di Italiani che dissero NO alla riforma Berlusconi-Bossi, per altro molto simile nei principi a quella Renzi-Boschi, targata PD. Il resto passatemi la battuta sono solo “cinquanta sfumature di Renzi”. E allora se tutti dobbiamo passare per la cruna dell’ago, se dobbiamo farlo nonostante tutti noi non saremo mai voluti arrivare a questo punto, facciamolo con coraggio e determinazione, parlando in modo riconoscibile e chiara la nostra lingua”.
Referendum, spaccature nel PD. Palombo: SinistraDem sostenitore del NO
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