Oltrepassare il vento delle destre a Roma e nelle Regioni per ripristinare la cultura democratica ed il rispetto della Costituzione e delle Istituzioni

La questione politica che si pone con macroscopica evidenza in questa fase sia a livello nazionale che sul territorio, attiene ad un’interpretazione sempre più restrittiva delle norme costituzionali, legislative, statutarie e regolamentari sulla democrazia. Tre milioni di lavoratori sottoscrivono un Referendum abrogativo sui voucher e sul ripristino della giusta causa nei licenziamenti ma vengono platealmente raggirati dal Governo.Venti milioni di cittadini il 4 dicembre bocciano la riforma costituzionale e chiedono di poter esercitare direttamente la sovranità popolare tornando a scegliere sul territorio i propri rappresentanti, ma il Parlamento dopo settimane di confusione archivia la questione consentendo a 4 o 5 segretari nazionali di partito di nominare i futuri parlamentari. Su una questione delicatissima come quella riferita alla tutela della salute dei cittadini di un’intera regione il Governo appronta un emendamento-blitz su cui pone la fiducia e trasforma un documento tecnico iniquo in una legge dello Stato senza che ci sia stato alcun confronto istituzionale di merito in nessuna sede. L’Italia è una Repubblica Parlamentare, ma le Camere sono costrette a ratificare a colpi di fiducia i Decreti Legge del Governo, e salvo eccezioni marginali, sono state spogliate dalla funzione legislativa.

Questo vento di destra spazza via i corpi sociali intermedi, accentra i poteri in poche mani e ricostruisce substrati di vassallaggio con cortocircuiti sempre più frequenti tra apparati dello Stato, imprese, editoria, manager, dirigenti pubblici, studi professionali, lobbisti e carrieristi. Nelle regioni meridionali queste metodiche sono di casa ed il Molise, da provincia ruralissima, si è rapidamente adeguato alle regole non scritte di una fase politica in cui singoli individui hanno sostituito i partiti. Il commissariamento sistemico di ogni ombra di ente, istituto, agenzia o consorzio, è la pratica gestionale prevalente. La certezza del diritto è sempre più labile come sanno bene tutti i cittadini, le imprese, i comuni o le associazioni che attendono pagamenti dovuti per lavori completati, contributi dovuti, finanziamenti obbligati o stanziamenti nazionali. La separazione per legge dei poteri istituzionali dalle funzioni dirigenziali della pubblica amministrazione è sempre più sbiadita, ed in alcuni commissariamenti di Enti o Agenzie il confine si è ulteriormente assottigliato. Il Consiglio Regionale è ostaggio di rinvii sistematici nel mentre materie di propria competenza vengono definite in altre sedi sulla testa della popolazione molisana come si evince dall’epilogo infausto della vicenda sulla sanità, o più sommessamente dal Contratto di Servizio con Trenitalia e da molteplici attività di pianificazione come quella delicatissima energetico-ambientale su cui si intende far passare il provvedimento adottato dalla Giunta senza alcuna modifica a fronte di una competenza statutaria assegnata al Consiglio.

Per fermare questa deriva occorre oltrepassare il vento delle destre che ha egemonizzato il quadro politico nazionale e regionale, ripristinando una cultura democratica fondata sul rispetto della Costituzione e delle Istituzioni. La questione politica che si pone con macroscopica evidenza in questa fase sia a livello nazionale che sul territorio, attiene ad un’interpretazione sempre più restrittiva delle norme costituzionali, legislative, statutarie e regolamentari sulla democrazia. Tre milioni di lavoratori sottoscrivono un Referendum abrogativo sui voucher e sul ripristino della giusta causa nei licenziamenti ma vengono platealmente raggirati dal Governo. Venti milioni di cittadini il 4 dicembre bocciano la riforma costituzionale e chiedono di poter esercitare direttamente la sovranità popolare tornando a scegliere sul territorio i propri rappresentanti, ma il Parlamento dopo settimane di confusione archivia la questione consentendo a 4 o 5 segretari nazionali di partito di nominare i futuri parlamentari. Su una questione delicatissima come quella riferita alla tutela della salute dei cittadini di un’intera regione il Governo appronta un emendamento-blitz su cui pone la fiducia e trasforma un documento tecnico iniquo in una legge dello Stato senza che ci sia stato alcun confronto istituzionale di merito in nessuna sede. L’Italia è una Repubblica Parlamentare, ma le Camere sono costrette a ratificare a colpi di fiducia i Decreti Legge del Governo, e salvo eccezioni marginali, sono state spogliate dalla funzione legislativa. Questo vento di destra spazza via i corpi sociali intermedi, accentra i poteri in poche mani e ricostruisce substrati di vassallaggio con cortocircuiti sempre più frequenti tra apparati dello Stato, imprese, editoria, manager, dirigenti pubblici, studi professionali, lobbisti e carrieristi. Nelle regioni meridionali queste metodiche sono di casa ed il Molise, da provincia ruralissima, si è rapidamente adeguato alle regole non scritte di una fase politica in cui singoli individui hanno sostituito i partiti. Il commissariamento sistemico di ogni ombra di ente, istituto, agenzia o consorzio, è la pratica gestionale prevalente. La certezza del diritto è sempre più labile come sanno bene tutti i cittadini, le imprese, i comuni o le associazioni che attendono pagamenti dovuti per lavori completati, contributi dovuti, finanziamenti obbligati o stanziamenti nazionali. La separazione per legge dei poteri istituzionali dalle funzioni dirigenziali della pubblica amministrazione è sempre più sbiadita, ed in alcuni commissariamenti di Enti o Agenzie il confine si è ulteriormente assottigliato. Il Consiglio Regionale è ostaggio di rinvii sistematici nel mentre materie di propria competenza vengono definite in altre sedi sulla testa della popolazione molisana come si evince dall’epilogo infausto della vicenda sulla sanità, o più sommessamente dal Contratto di Servizio con Trenitalia e da molteplici attività di pianificazione come quella delicatissima energetico-ambientale su cui si intende far passare il provvedimento adottato dalla Giunta senza alcuna modifica a fronte di una competenza statutaria assegnata al Consiglio. Per fermare questa deriva occorre oltrepassare il vento delle destre che ha egemonizzato il quadro politico nazionale e regionale, ripristinando una cultura democratica fondata sul rispetto della Costituzione e delle Istituzioni.

Michele Petraroia

 

 

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