Muore il guerrigliero della pace, a suon di rock

MANDELA CON BONOSono rimasti in pochi a questo mondo ad essere così come era Mandela.
Donne e uomini di coraggio, carisma ed ideali veri ed incondizionabili.
Ed in un mondo in cui si cerca di celebrare chiunque per qualunque merito che sia sportivo, economico o di frivolo genere, quando ci lascia un Mandela è la storia che arriva a celebrarlo.
Mandela, il Presidente nero del sud-Africa che ha scontato 27 anni di carcere duro nel suo paese, ma che il giorno dopo, uscendone ancora più forte, è divenuto Presidente del suo paese negli anni in cui viveva uno dei momenti più difficili della sua storia.

Famoso il suo discorso immediatamente dopo la scarcerazione avvenuta nel 1990 che tenne dinanzi a centinaia di migliaia di persone a Città del Capo, in cui riassunse uno dei messaggi più belli che un uomo, un leader, possa rivolgere al suo popolo ed la mondo intero.
Qualche anno ancora e nel 1994 Maniba sarebbe diventato il primo Presidente nero del Sud-Africa attraverso le prime elezioni a suffragio universale.
Anni di razzismo, di guerra civile, di oppressione e soppressione, anni di apartheid, sconfitto grazie alla sua tenacia, alla sua perseveranza ed alla sua pace.
Non contento però, Mandela volle intraprendere un’altra difficile battaglia, quella contro l’Aids, la malattia che nel suo Paese mieteva e miete ancora migliaia di morti ogni anno.
Un flagello antico ma che egli tentò di combattere anche alla fonte, cercando risorse a favore della ricerca.
E lo ha fatto per anni, con la campagna 46664, che dopo esser stato il suo numero in regime di detenzione è diventato un identificato mondiale nella lotta all’HIV.
Il carisma di quest’uomo, poi, è emerso anche in questa fase “numero due” della sua attività.
Basti vedere con quale forza aggregativa ha richiamato a sé i più grandi artisti della musica rock, pop e blues dell’era contemporanea, anche da dietro le sbarre.
w2s-wembey-concertTutti uniti in un concerto itinerante, poi diventato il Mandela Day, che vide la prima edizione nel 1983, attraverso il quale venivano raccolti fondi per la ricerca contro le malattie del sangue, oltre che veniva richiesta la scarcerazione di Mandela.
Ogni anno un elenco di partecipanti all’iniziativa che vide nella prima edizione organizzata da Bruce Springsteen una squadra davvero d’eccezione, ribattezzata Artists United Against Apartheid tra cui comparivano Bob Dylan, Lou Reed, Jackson Browne, Jimmy Cliff, i Run DMC, Bono Vox e Peter Gabriel (autore di Biko, uno dei suoi capolavori).
Nel 1988, a Wembley, si celebra un altro Mandela day, con la partecipazione di Carlos Santana (che eseguì un un brano strumentale dal titolo Mandela), Tracy Chapman, Dire Straits con Eric Clapton, Stevie Wonder, UB40 con Chrissie Hinde, Little Steven, Sting, George Michael, Eurythmics, Al Green, Joe Cocker, Midge Ure, Phil Collins e l’immancabile Peter Gabriel.
Sarà stato anche grazie al gran clamore che tali eventi creavano che il Presidente Africano De Klerk scarcerò Mandela nel 1990 dopo 27 anni di carcere.
Dopo due mesi Madela assisterà per la prima volta di persona al concerto in suo onore, che divenne un evento mediatico mondiale, trasmesso in 60 paesi. Sul palco Simple Minds, Lou Reed, Neil Young, Peter Gabriel, Tracy Chapman, Natalie Cole, Jackson Browne, Chrissie Hinde, Bonnie Raitt, Anita Bake, ma chi ebbe la vera standing ovation fu proprio lui, Nelson Madela, quando salì sul palco di Wembley.
Da lì la consacrazione dell’evento che nell’edizione del 2003 vide calcare le scene anche l’unico italiano che vi ha partecipato, Zucchero Fornaciari.
Con ogni probabilità, in futuro, verrà sicuramente creato qualche evento in sua memoria, ma non sarà la stessa cosa di quando bisognava tirarlo fuori dal carcere oppure si dovevano raccogliere fondi per la ricerca, con Lui che parlava, passava tra la folla ed incitava a dare di più.
L’auspicio che bisogna farsi è che almeno il suo esempio rimanga integro nella mente dell’intera umanità.

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