Mercati finanziari/ Il mondo è inquieto, in Italia il governo tassa i buoni pasto

Ormai è quasi un abitudine. I mercati asiatici, in particolare quello cinese,stanno inanellando una serie di crolli borsistici e finanziari ed anche oggi non si fa eccezione. Shangai chiude con un bel meno 4,3% dopo percentuali anche più pesanti nei giorni scorsi. Cosa sta accadendo? Quello che noi avevamo già previsto da un po’di tempo: i prezzi dei titoli finanziari sono troppo alti rispetto alla realtà alquanto deprimente dell’economia reale, l’instabilità geopolitica mondiale (in particolare l’estremismo vincente dei vari califfi mediorientale) diminuisce la fiducia degli operatori sul mercato. Il punto è capire che si può fare o non fare in una situazione di questo genere. Il primo problema, vero, è che l’economia di ogni giorno non riparte, è stagnante se non ancora orientata al ribasso. I governi europei sono in genere inermi o incapaci, anche perché guidati da persone a loro volta inermi o incapaci. In Italia poi alla tragedia si abbina la comicità. La stretta sui buoni pasto, che qualche genio del ministero dell’economia ha inserito nell’ultima legge di stabilità, rappresenta l’ennesima, inutile e ingiustra legnata al ceto medio italiano. Impedire l’utilizzo dei buoni pasto per fare la spesa significa solo tassare i consumi alimentari degli italiani, specie dei lavoratori dipendenti , già massacrati da continue imposizioni e vessazioni fiscali. Siccome però viviamo in un paese in cui un imbonitore dalla lingua sciolta (Renzi, ovviamente) è Presidente del consiglio e se la spassa ogni giorno alla faccia nostra, siccome viviamo in un paese in cui un clan mafioso fa volare indisturbato elicotteri sulla capitale, mentre suona la musica del Padrino per i funerali del capo clan è ovvio che la situazione non è seria, è semplicemente comica. L’unico che ci perde in questa vicenda italiana è Crozza perché la comicità della realtà supera gli assai lodevoli e spesso geniali sforzi del comico genovese.

L’Italia comunque non ce la farà mai da sola ad uscire dal pantano di corruzione e abiezione in cui è piombata. Dobbiamo sperare solo nelle dinamiche mondiali e nell’amico americano. Ma anche lì le cose non sono proprio tranquille. Nessuno ha capito che il prossimo presidente americano potrebbe essere Donald Trump, ossia l’inventore del prototipo di imprenditore sessista, furbo e senza troppi peli sullo stomaco che in Italia è stato interpretato dall’immenso Flavio Briatore. Immaginate allora la scena: Donald Trump presidente degli Stati Unti, mentre è assiso dietro la scrivania e con la valigetta nucleare in bella vista, che dice al suo ministro della difesa “sei fuori!” perché non ha bombardato il vicino Messico per i suoi troppi immigrati. Oggi sembra fantascienza ma intanto Trump è di gran lunga il primo nei sondaggi per le primarie dei repubblicani. In tutto questo quadro, quantomeno confuso e ansiogenico, le borse vanno giù. Dopo la scoppola di ieri, anche oggi Ftsemib in rosso, come il Dax tedesco. Cambio euro/dollaro a 1,12, spread a 126. (Pietro Colagiovanni)

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