Il film della settimana/ “The report” di Scott Z.Burns (Usa)

Pietro Colagiovanni *

Il film, del 2019, narra la storia dell’inchiesta, svolta dal Senato americano, sull’uso di tecniche di interrorgatorio non convenzionali da parte dela Cia su presunti terroristi islamici. Lo staff che ha il compito di indagare sulle attività dell’agenzia di intelligence è guidato da un funzionario solerte e rigoroso Daniel Jones (Adam Driver) che passerà cinque anni della sua vita a cercare di fare chiarezza su quanto accaduto.

Cinque anni in cui si scontrerà con un mondo opaco e buio, il cosiddetto Deep State, che cercherà in ogni modo di ostacolare il suo sforzo di verità. Alla fine, grazie al sostegno della Senatrice a capo della commissione, Dianne Feinstein (interpretata da una bravissima Annette Benning) il rapporto diventerà pubblico ma, come amaramente riportano i titoli, nessuno pagherà mai per quanto fatto, inclusa la morte di uno dei prigioneri.

La trama si appoggia a fatti realmente accaduti, successivi allo choc per gli attentati dell’11 settembre. Le tecniche avanzate di interrogatorio, che alla fine hanno dato poco o niente all’intelligence americana, sono sfociate spesso in tortura vera e propria. Il film rientra in quel nobile filone , tutto americano, del film di denuncia degli abusi del potere.

Un filone che ci ha dato film importanti come “Tutti gli uomini del Presidente”, “I 3 giorni del condor”o “Erin Brockovic” e che è nelle corde del sistema democratico americano, pieno di contraddizioni ma anche pieno di capacità di reazione.

Il film di Burns mantiene e forse accentua questa grande carica morale e di denuncia. E’un film politico nel senso più pieno della parola. E questo è il suo più grande pregio ma anche il suo più grande limite. La carica etica assorbe tutto il resto della narrazione filmica. I personaggi sono semplici, non hanno storie, pulsioni o passioni che possano inficiare il loro ruolo. Il protagonista vive solo per denunciare quanto fatto dalla Cia. Gli uomini della Cia vivono solo per nascondere la verità e cercare di colpire Daniel Jones. Il film è fatto bene, interpretato bene, fotografato bene ed ha anche un buon ritmo narrativo.

La storia che traspira è quella di un classico western: da un lato ci sono i buoni, dall’altro i cattivi. Alla fine i buoni vincono sempre, e anche qui vincono benchè, unico omaggio alla realtà, non troppo. (i colpevoli non vengono puniti). Ma forse, come abbiamo visto nei titoli sopracitati, è possibile anche combinare un dimensione sacrosanta di denuncia con una narrazione più ricca e più articolata.

Voto 3/5

*imprenditore, comunicatore, fondatore del gruppo Terminus

per commenti, recensioni o sollecitazioni e suggestioni cinematografiche potete contattarmi a colagiov@virgilio.it

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