I disoccupati nel Mezzogiorno sono il triplo del Nord

Prosegue la crescita dell’occupazione, tendenza che si registra da alcuni anni, ma, nonostante il dato positivo rimangono ampi divari territoriali tra Nord e Sud: nel Mezzogiorno i disoccupati sono il triplo di quelli delle Regioni settentrionali.

L’Istat certifica, che in Italia, nel 2023 il tasso di disoccupazione si è attestato al 7,7%, con una diminuzione dello 0,4% rispetto all’anno precedente, nella media si è registrato un aumento del numero di occupati di 481 mila unità (+2,1%) con una riduzione del numero di disoccupati (-81 mila, -4,0%) e un calo degli inattivi di 15-64 anni (-468 mila, 3,6%).

Il tasso di occupazione del Nord (69,4%) è di 21 punti percentuali superiore a quello del Mezzogiorno (48,2%) e il tasso di disoccupazione nelle Regioni meridionali (14%) è circa tre volte quello registrato in quelle settentrionali (4,6%).

La quota di occupati in età lavorativa nel 2023 ha raggiunto il livello più alto di sempre (66,3%),ma rimane ultima nella classifica europea, relativa a questo indicatore, la media si attesta al 75,4%.

Stando ai dati Eurostat, l’Italia paga la bassa partecipazione delle donne al mercato del lavoro,  ferma al 56,5%, contro una media Ue del 70,2%. i maschi sono al 76% e 80,5%, presentando un gap più contenuto.

Nel Mezzogiorno lavora appena il 39% delle donne a fronte del 67% medio del Nord (62,6% al Centro), l’Italia resta lontano da Germania (77,4%), Francia (71,7%) e Spagna (65,7%).

La crescita dell’occupazione, rispetto al 2022, interessa soprattutto i dipendenti a tempo indeterminato (+491 mila, +3,3%) e gli indipendenti (+62 mila, +1,3) ,mentre, calano i dipendenti a termine (-73 mila, -2,4%), in aumento sia il lavoro a tempo pieno (+446 mila, +2,4%) che quello a tempo parziale (+35mila, +0,8%),

In calo le persone in cerca di lavoro (-81 mila, -4%), diminuiscono gli inattivi, cioè di persone non occupate e che non sono in cerca di un lavoro (-468 mila, -3,6% in un anno), il tasso di inattività tra i 15 e i 64 anni – scende al 33,3% (-1,1 punti rispetto al 2022): in numeri assoluti parliamo di oltre 12 milioni di persone.

Il gap di occupazione tra uomini e donne in Italia è di 19,5 punti, il peggiore dopo la Grecia (19,8 punti) mentre la Spagna si ferma a 10,2, la Germania a 7,7 e la Francia a 5,5, rispetto al 2022 c’è stato un calo di 0,2 punti mentre, rispetto al 2009, si registra una flessione del gap di 3,9 punti.

Nello stesso periodo nella media Ue il divario tra uomini e donne sull’occupazione si è ridotto di 3,1 punti. Il basso tasso di occupazione in generale è legato a sua volta ai divari territoriali: nel complesso tra i 20 e i 64 anni lavora il 52,5% delle persone al Sud (in aumento dal 50,5% del 2022) e il 74,6% (in aumento dal 73,2%) al Nord con una differenza di oltre 22 punti.

Una piccola divagazione, anche se preferisco non parlare di Politica, a sostegno del mezzogiorno e soprattutto del mio Molise.

I ricordi della Prima Repubblica, alcuni onorevoli, deputati e senatori, espressione del Molise hanno portato occupazione, magari, anche attraverso le tante vituperate clientele, poi… siamo tornati al detto di mio Nonno:”O con La Francia o con la Spagna Basta che se Magna”.

Sono scesi i politici di grido da Rivera a Berlusconi, da Lotito a Cesa e così i giovani partono perché il lavoro scema, la popolazione cala e alla fine ci si accorge per quei quattro che rimangono che è superfluo continuare a parlare di regione.  

Alfredo Magnifico 

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